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"Mi serve un miracolo". Aragon, il crocevia dei mondiali di Rossi

Parte 6° come nel 2015, quando a fine gara comprese che il suo campionato era a rischio

"Mi serve un miracolo". Aragon, il crocevia dei mondiali di Rossi

Tutti ricordano la conferenza stampa dello scorso anno a Sepang quando il Vale Rossi puntò il dito su il Marc Marquez dicendo «tu mi vuoi far perdere il mondiale». Tutti rammentano il duello in pista di quella domenica con Marquez fuori dai giochi iridati e però addosso come una mosca a Vale Rossi nel pieno di quegli stessi giochi iridati. Tutti conservano scolpito in mente il frenatone del Dottore e il suo ginocchione che si allargava fra sé e Marc e il conseguente cadutone del catalano. Tutti, però, dimenticano perché accadde ciò.

Ricorre infatti oggi un anno, stesso posto, più o meno stessa ora, dal giorno in cui il Vale Rossi capì che avrebbe potuto davvero perdere il mondiale ed iniziò così ad agitarsi e a non essere più il freddo Vale che tutti conosciamo. Tant'è vero che successe poi quel che successe. Ma l'innesco della miccia avvenne proprio ad Aragon, quando Vale si ritrovò inaspettatamente a duellare a lungo, troppo a lungo, per un secondo posto con Dani Pedrosa. Per di più uscendo poi sconfitto da quel festival di incroci di traiettoria. Quel giorno Vale rientrò infatti nel proprio motorhome con in testa un campanellino d'allarme che suonava all'impazzata: ma perché mai il di solito arrendevole Pedrosa aveva duellato in quel modo esagerato per un secondo posto? E perché mai l'aveva fatto contro uno impegnato nella lotta per il titolo che aveva davanti a sé il rivale che stava andando a vincere la gara? Si diede anche delle risposte il Vale. E ricevette pure delle risposte. E non gli piacquero per nulla. Quel giorno Vale Rossi scoprì infatti che in griglia aveva molti più nemici di quanto avesse mai creduto. C'erano i nemici più o meno dichiarati (vedi Lorenzo) e c'erano quelli di talento e rivalità (vedi Marquez). Ma c'era anche una nutrita pattuglia di piloti più docili pronti a non agevolarlo nella corsa mondiale. E di questi Pedrosa era virtualmente il capopopolo. Da quel momento Rossi cominciò a sentirsi ancora più solo e accerchiato.

Come poi è andata è noto a tutti. Come dovrebbe e potrebbe andare quest'anno anche. A cinque gare dalla fine, Valentino è secondo dietro Marquez di 43 punti. In pratica, se l'altro dovesse continuare a fare il ragioniere non ci sarebbe storia. Anche perché Marc oggi scatta dalla pole dopo aver rifilato 6 decimi (un'eternità) al secondo, Vinales su Suzuki. Vale si trova tutti i migliori, tranne Pedrosa, davanti. Seconda fila, sesto tempo. Peggio di così non potrebbe andare. In mattinata è pure caduto, «e meno male che l'airbag ha funzionato alla grande e probabilmente mi ha salvato da un serio infortunio alla spalla destra. Sono ammaccato però il sistema di protezione mi ha salvato. Ho solo un po' di fastidio al mignolo...». E sulla gara: «Parto sesto come nel 2015, scattare qui dalla seconda fila è sempre un problema... Devo essere realista perché i numeri non mentono mai: non dico sia impossibile battere Marquez, ma sarebbe quasi un miracolo.

E comunque cambierà poco prendere o perdere pochi punti su di lui».

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