"La mia medaglia? Battere un tumore"

Van der Plaetsen in gara nel decathlon dopo un'operazione e la chemio

"La mia medaglia? Battere un tumore"

Si può ritornare dall'inferno? E' un quesito a cui un atleta di nome Thomas van der Plaetsen è riuscito a rispondere. Perché se leggi la storia di questo 25enne belga, non puoi non credere alla paura, alla disperazione. Ma puoi credere che, una volta aver toccato il punto più basso, si può risalire, si può tornare e si può vincere una, due, tre battaglie. L'importante è non arrendersi.

Così come ha fatto Thomas, un ragazzotto fiammingo, specialista del decathlon, una disciplina olimpica dell'atletica leggera, che nel bel mezzo di una carriera luminosa ha rischiato di crollare dinnanzi alle avversità. Ancora una volta si sarà chiesto. A 20 anni la morte del padre malato di cancro. A 23 anni, una volta vinto il bronzo ai Mondiali di Sopot nel 2014, la positività all'antidoping. Senza sapere il perché. In quella lettera si parlava di un livello anomalo dell' ormone HCG. Disperato per quanto stava accadendo, van der Plaetsen si ritrovò nell'occhio del ciclone perché accusato dai media nazionali di essersi drogato. Ma non fu così. «E' stato estremamente doloroso per me essere messo al rogo con così poco preavviso dirà l'atleta fiammingo -. Non sapevo nemmeno come difendermi».

Nel giro di qualche settimana Thomas scoprì il motivo di quel test anomalo. Thomas scoprì di avere il cancro ai testicoli. Lo sconforto lo assalì non appena appresa la terribile notizia. Il padre era morto perché malato di cancro. E lui sognava di diventare uno dei grandi del decathlon, ma il destino beffardo aveva avuto il sopravvento. La carriera, si pensava, fosse ormai terminata. Ma la storia, per fortuna, non finì lì. Con la forza della volontà Thomas si sottopose all'operazione per rimuovere il tumore e a infinite e dolorose sedute di chemio. Non si arrese affatto. Tre mesi più tardi, senza capelli, tornò in pista ad allenarsi. Incitato dal fratello e allenatore Michael. E fu incoraggiato anche dai tanti colleghi tanto che venne premiato, per via di quel favoloso bronzo mondiale, come miglior atleta belga della stagione. Nel frattempo, la risalita era tutt'altro che agevole. Anzi, le speranze di farcela erano minuscole. «Ero con la schiena contro il muro, un errore ed era finita. Tornare è stata la più grande vittoria. Mi sono reinventato come atleta per essere in grado di tornare al mio livello nonostante i problemi fisici». Thomas non solo tornò a gareggiare, ma lo scorso 7 luglio si è laureato ad Amsterdam nuovo campione d'Europa.

E' l'oro della determinazione, del ritorno, della liberazione. Il belga, un anno e mezzo dopo il tumore, andrà a Rio. Non solo per partecipare, ma per provare a vincere una medaglia. Intanto ha già conquistato il cuore di tutti.

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