Il Milan ancora con Piatek. In attesa di Babbo Ibra

Pioli dà fiducia al polacco e su Zlatan: "Aspettiamo il 25 dicembre...". Leao, panca punitiva

Il Milan ancora con Piatek. In attesa di Babbo Ibra

Stefano Pioli ha tirato fuori gli artigli. E agli esponenti della panchina, in privato, ha riservato un avviso perentorio. «Chi dovesse entrare in modo svogliato ne pagherà le conseguenze» la frase che in pubblico è stata edulcorata e condita con giudizi strettamente tecnici. L'intervento è stato reso indispensabile dal modo col quale Leao è entrato a Parma nella parte finale della sfida e in particolare dal suo passeggiare disinvolto nell'azione che ha portato Theo Hernandez a inseguire, con determinazione, il gol decisivo. Più volte, durante la settimana, le cronache da Milanello, a fronte delle difficoltà tradite da Piatek, hanno lasciato credere che toccasse a Leao partire dall'inizio col Bologna. E invece le parole del tecnico ieri hanno confermato l'orientamento a ridare fiducia al polacco e a spedire una sorta di ultimatum al portoghese indolente. «Piatek non è un caso» ha ripetuto Pioli a dispetto delle cifre che garantiscono il contrario: tre gol appena di cui due su rigore non è gran cosa, naturalmente. Non solo.

A proposito di Leao, Pioli ha perfezionato la definizione spazzando via un equivoco, nato col suo arrivo, come alter ego di Piatek: «Non è un centravanti ma una punta di movimento». Anche questo è verissimo visto che appena entrato a Parma è andato, quasi naturalmente, a calpestare le zolle di sinistra dello schieramento offensivo rossonero, invece di occupare il centro dell'area. Perciò stasera a Bologna toccherà ancora a Piatek nell'attesa dell'altro messia proveniente dagli Usa. Sull'argomento Ibra, Pioli ha offerto l'unica battuta della giornata. «Babbo Natale arriva il 25 dicembre» ha dettato dinanzi all'ennesimo quesito sullo svedese che continua a giocare col mistero e a far trapelare notizie contrastanti, un giorno è milanista, un altro napoletano, un altro ancora bolognese grazie all'amicizia e al rapporto personale con Mihajlovic.

Ecco: se c'è un solo buon motivo per il quale il Milan torna volentieri a Bologna, questo si chiama Sinisa. Sono in molti ad avere voglia di riabbracciarlo se dovesse apparire in panchina ma uno più di tutti, Gigio Donnarumma.

Al coraggio visionario di Mihajlovic, Gigio deve l'inizio folgorante di una carriera che nessun altro avrebbe osato spalancargli a 16 anni, in un pomeriggio milanese, con il Sassuolo che pure lo sorprese su punizione, con Berardi, prima di prendere nota di tante parate pazzesche, una delle prime, sul rigore di Belotti, proprio contro il Toro allenato da Mihajlovic a San Siro. Già allora Sinisa, invece di maledire il suo centravanti, se la cavò con un tenero sorriso per la prodezza del suo Gigio.

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