Milan, Milinkovic-Savic: "Per ora no"

Leonardo: "Mai trattato". E "gufa" la Juve: "Tutti i cicli finiscono..."

Milan, Milinkovic-Savic: "Per ora no"

Hanno giocato insieme, vinto uno scudetto a braccetto, si sono persi per le strade del mondo e si sono ritrovati sulla tolda del Milan con i gradi sul braccio ma è come se vivessero in simbiosi quotidiana. Leonardo e Maldini, Leo e Paolo come si chiamano tra loro, hanno realizzato in meno di un mese quel che sembrava impossibile, un mercato pieno di arrivi e partenze, una sorta di piccola contro-rivoluzione per completare il puzzle precedente. Senza alterare le cifre del monte-stipendi, «rimasto invariato» la garanzia firmata dal dt rossonero. Cinque i nuovi acquisti sugli 8 complessivi (i primi 3 sono Reina, Strinic e Halilovic della gestione cinese) e il grande colpo rimasto in canna, Milinkovic-Savic. «Mai trattato con la Lazio per i noti paletti dell'Uefa, ho solo parlato col suo agente Kezman che conosco da anni e capito che l'operazione aveva un costo altissimo» la spiegazione didascalica di Leonardo deciso a scolpire sulla pietra il primo comandamento del Milan americano. «Non esiste una squadra che vince senza una società che comanda»: ecco l'antico insegnamento berlusconiano che torna finalmente di moda a casa Milan e che consente a Scaroni di avvicinare l'ingresso dell'ad («ancora qualche settimana») e a Leonardo di chiudere l'intervento con un pronostico sul campionato dominato dalla Juve che sembra quasi una macumba. «I cicli prima o poi finiscono» sostiene e a Torino hanno facoltà di toccare ferro.

L'altro direttore (sviluppo strategico area sport) Paolo Maldini, che non mena vanto del lavoro fatto («guidava Leo sul mercato, io facevo il passeggero») ha ancora negli occhi l'accoglienza del Bernabeu e di Sergio Ramos (l'inchino fatto in tribuna prima di ricevere il trofeo). «Ho visto con piacere il grande rispetto che c'è sia per me che per il club, il presidente del Real Perez si augura che il Milan torni grande» il souvenir messo in valigia dopo quel debutto emozionante. Adesso tocca a lui «rendere l'inserimento dei nuovi il più naturale possibile», scommettere sull'ultimo arrivato, lo spagnolo Castillejo («sarà la sorpresa») e dare impulso anche al settore giovanile dove il contratto (firmato da Mirabelli) fatto a Mario Beretta ha impedito il reintegro di Filippo Galli. «Investiremo soldi e tempo» è la promessa di Maldini papà che scherza sulla presenza nei ranghi del figlio (molto promettente) Daniel («per evitare conflitti d'interesse lo seguirà Leonardo» la battuta). Insieme Leo e Paolo sono pronti a definire la missione del loro Milan. Con sfumature diverse il traguardo è sempre lo stesso: «Champions league». Che vuol dire tante altre cose: migliorare il sesto posto, entrare nel salotto buono dell'Europa calcistica e provare a dare la caccia a qualche trofeo. L'ultimo della collezione è a Doha, 29° dell'era Berlusconi.

«Il Milan ha vinto più della Juve» la frase galeotta di Bakayoko probabilmente impressionato dalla sala delle coppe.

Si è dichiarato pronto a ripetere le gesta di un altro francese, Marcel Desailly. «Ma lui era un difensore» il ricordo impreciso. Già, perché da Capello fu trasformato in un centrocampista. Avrà tempo per studiare meglio la storia.

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