Kakà trascina e segna. Balotelli scopre il gol

44 anni dopo Rivera e Prati tocca a loro: la squadra risorge. La difesa tine bene, Mario torna bomber dopo due mesi

Kakà trascina e segna. Balotelli scopre il gol

Anche il Milan è capace di risorgere dalle sue ceneri. 44 anni dopo l'impresa di Rivera e Prati, ecco quella firmata da Kakà e Balotelli. Non è un successo qualunque, ma una serata di gloria che consente al Milan di restare secondo dietro il Barcellona e di vedere la qualificazione in Champions alla portata, oltre la sfida con l'Ajax nella quale può bastare anche un pari. Tutto in una sera, viene da aggiungere. Gioco, gol e una difesa con i fiocchi. Finalmente dopo l'inseguimento durato molti mesi (ultimo successo esterno a Siena nel campionato scorso), a maggio insomma, il Milan torna a vincere fuori da San Siro e dopo sette tentativi andati a vuoto. Lo fa in modo convincente lucidando non solo il talento dei suoi due trascinatori ma mettendo in mostra la tenuta stagna della difesa nella quale brilla la stella di Abbiati e il mestiere di Bonera restituito alla piena salute. Apre Kakà, di testa, chiude Balotelli, con un destro secco, un fulmine basso: loro due trascinano, gli altri, da Montolivo a De Jong, contribuiscono a cancellare le nubi che si addensavano sul cielo di Glasgow oltre che sulla panchina di Allegri.

Chissà, forse è la scintilla che può riaccendere il Milan e assicurargli qualche settimana di serenità. Non cambierà il destino. Perché ad esempio Galliani, qualche ora prima, continua a ricordare che «i dirigenti, gli allenatori e calciatori vanno, il Milan resta» togliendosi il sassolino dalla scarpa con quella chiosa su Kakà, «sono andato a prenderlo a Madrid a costo zero: sapevo che è un leader».

Forse bastava osservarlo lunedì sera, in conferenza-stampa, e poi lungo la giornata di ieri, per indovinare che sarebbe stato ancora una volta lui il protagonista. Lui chi? Ma Kakà, naturalmente. Superbo Kakà, gol a parte. Superbo e da Pallone d'oro alla faccia di quanti avevano decretato la fine della parabola dopo il ritorno a Milanello. Superbo Ricardino nel prendere per mano il Milan e trascinarlo lungo il pendio di Glasgow con andamento sicuro ed elettrico. Suo il colpo di testa, che pure non è una specialità della casa, con cui il brasiliano inchioda il primo vantaggio rossonero nella bolgia del Celtic Park, suggestiva la “sciarpata“ iniziale, ammutolita dalle successive giocate del bomber di scorta di Allegri. Già perché da qualche tempo a questa parte segna sempre lui, con la Lazio e col Genoa, adesso anche in Champions. È il leader e si fa carico della responsabilità. A metà della frazione serve una palletta come si deve a Balotelli che sorvola di poco la traversa, infine, dal limite, rientrando sul destro, sfiora il palo lontano. Immenso Kakà, Balotelli sveglio e sintonizzato (suo il gol del 2 a 0 tolto per fuorigioco) mentre emergono limiti (Zapata), inadempienze (Birsa) e imprecisioni (Montolivo) che pure consentono al Milan di contenere gli scozzesi.

Se Van Dijk sbaglia, in avvio di ripresa, il possibile 1 a 1, solo davanti ad Abbiati, quella è la spinta che consente al Milan di decollare, dopo aver perso Abate (Poli retrocede in difesa, Nocerino a centrocampo). L'occasione propizia nasce ancora da un calcio d'angolo (di Birsa) che trova Nocerino pronto alla staffilata e Zapata sveglio di piede nella deviazione sotto porta prima del risveglio del leone ferito. Già, anche Balotelli partecipa alla magica serata, mettendo fine a un digiuno preoccupante, fuori dal tabellino dei marcatori dal 22 settembre, serata col Napoli. Lo fa grazie a un lancio con i giri giusti, di Montolivo che Mario trasforma nel rotondo 3 a 0, dopo aver vinto un duello fisico e resistito a una puntuale carica. Palletta in buca e sorriso sulle labbra. Anche Balotelli, atteso al varco, dalla critica e anche da qualche anima bella della società, offre una risposta autorevole e autoritaria.

È una scarica che incenerisce il Celtic che, via via, esaurisce ogni energia. E rilancia il Milan in Champions, vicinissimo alla qualificazione, proprio come la primavera di Inzaghi (1-1 a Glasgow). Forse non è tutto da cestinare questo Milan.

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