M ino Raiola ha il vezzo, a volte, di passare per un profeta inascoltato. Venerdì sera, a Brescia, parlando con i cronisti ha detto a proposito di Donnarumma: «Sto ancora aspettando le scuse dei tifosi che all'epoca mi diedero del c...ne». Riscrivere la storia secondo la propria convenienza è un antico vizio molto italiano, anche se il nostro, conosciuto dal calcio in quel di Amsterdam, adesso risiede come gran parte dei ricchi a Montecarlo. Gli insulti e le pesanti minacce dei tifosi milanisti rivolte a Mino Raiola non muovevano solo dalla difesa dell'operato dei cinesi, gli osannati dalle curve Fassone e Mirabelli, cui il malinconico epilogo della loro parentesi ha reso giustizia. Era lecito diffidare di Yonghong Li e delle sue finanze ma la rivolta del tifo rossonero nei confronti di Raiola ebbe una diversa origine: muoveva cioè dal tentativo dell'agente, poi sventato dalla famiglia di Gigio, di trasferire Donnarumma da Milano a Parigi in cambio di un ricco stipendio e di una valutazione modesta (40-50 milioni). In quel caso, fosse andato a segno il piano di Raiola, il Milan sarebbe rimasto senza Donnarumma che oggi è non solo il decisivo protagonista della risalita del club ma rappresenta uno dei pochi fuoriclasse del calcio italiano.
Più che chiedere scusa a Raiola, quindi i tifosi del Milan devono essere riconoscenti al papà di Gigio, intervenuto in quella famosa stagione, a dirimere un conflitto che minacciava di privare il Milan del suo gioiello, allevato con cura e fatto debuttare a 17 anni da Sinisa Mihajlovic. Solo i cronisti, infatti, ricorderanno che durante il decisivo vertice in società il cugino di Raiola e l'avvocato Grigo di Brescia abbandonarono per protesta l'ufficio di Fassone dove invece rimasero Gigio col fratello Antonio e il papà, i quali accettarono la bellezza di un contratto complessivo di 7 milioni netti l'anno, cifra che di sicuro ha reso felice anche la famiglia oltre che gli allenatori di Milanello.
Il ds Mirabelli, alla fine della trattativa, raccontò tronfio d'aver risparmiato le commissioni da versare all'agente evitando anche l'inserimento di una clausola rescissoria. I famosi sberloni inflitti a Gigio all'atto della firma hanno avuto solo più tardi una spiegazione meno banale.
Il ds aveva già sottoscritto, sicuro ormai di perdere il portiere, un contratto a 3,5 milioni l'anno, per tre stagioni, con Pepe Reina, all'epoca tesserato col Napoli.
Quella sberla voleva dire: «Mi hai fatto anche spendere altri 20 milioni per un altro portiere che non mi serve più!». Corretta la versione pro domo sua di Raiola, si può celebrare l'ennesima serata da protagonista vissuta a Brescia da Donnarumma che già contro l'Udinese aveva salvato la patria. E così vissero tutti felici e contenti.
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