Moggi bastona Conte la Juve fa melina e l'Inter se la gode

Il web si scatena, Capello evita lo scontro. L'ex dg: "Con me non sarebbe successo"

Moggi bastona Conte la Juve fa melina e l'Inter se la gode

Tecnicamente, per i dirigenti della Juve, Conte ha sbroccato. Per i tifosi dell'Inter: ha ammesso. Qualcuno va per sintesi: «In una frase ha cancellato anni di propaganda della sua società». Invece per una parte dei tifosi della Juve: poteva evitarsela. Per l'altra, la più integralista: ha sempre ragione, è stato frainteso. Quel «della Juve di Capello ricordo solo due scudetti revocati» è molto più di un tormentone, un hashtag twitterante di successo, una polemica da bar tv e da bar sotto casa. È la fiamma che non si spegnerà mai. È uno sputo dell'anima (contro Capello) che gli ha fatto oltrepassare ogni steccato: anche quello del cuore juventino. E ieri si sono messe in moto le macchine da guerra del pro e contro. La società ha fatto muro, anche se l'uscita non è stata gradita.

Qualche dirigente, domenica tra una chiacchiera tv e l'altra, ha fatto notare all'allenatore che era andato un po' lungo di lingua, scivolata non controllata. E lui, al passaggio successivo, ha cercato di rimettere in carreggiata il senso delle parole. Ce l'aveva con Capello, gli scudetti erano fuori discussione. Si, talvolta è difficile controllare il cieco furore, l'astio covato da una vita fa. Dicono alla Juve che bisogna capire l'uomo, più del tecnico: le partite stressano, l'adrenalina va a mille e parlare subito dopo è una tortura, comunque si può colpire il nervo con facilità. Vale per tutti. Ma l'uscita di Conte santifica una certezza: impossibile dimenticare la storia degli scudetti revocati, sarà sempre un punto debole per chi dovrà difendere le posizioni di quella Juve.
Se poi vai a toccare Capello e, di conseguenza, Moggi e i parenti dell'attuale presidente juventino, c'è il rischio di finire in una tempesta trasversale. Don Fabio è stato tentato dal replicare, ma poi si è fermato. In fondo, a Conte, erano imputabili soltanto quattro mesi di fermo per squalifica. Moggi, invece, ha toccato il punto dolente, quello che colpisce la dirigenza. Ed ha bombardato: «Conte dovrebbe avere più rispetto della società, e chiedere il permesso prima di fare certe dichiarazioni. Con me, non l'avrebbe fatto. Qui si vede la rabbia del soggetto: irascibile. Eppoi Conte gioca in uno stadio dove c'è scritto che la Juventus ha 31 scudetti, e allora dovrebbe dire: non gioco qui». Colpito e affondato. Stavolta Moggi ha parlato anche per conto degli interisti, che sui blog si sono scatenati lasciando correre fantasia e ironia. Ci mancava l'hashtag: «Conte interista» ed era fatta.

C'è rimasto male anche Tacconi, ex portiere bianconero, che ha spiegato il veleno con foto cronistica: «La polemica parte da lontano: Capello l'ha cacciato. A volte certi allenatori farebbero meglio a stare zitti piuttosto che rivangare certe cose...». Vecchia Juve contro nuova Juve, questa è la vendetta della storia. E Bonucci ha infilato la difesa d'ufficio via web: «Questa Juve è una squadra che rispecchia il suo allenatore e questa è stata la nostra fortuna». A ciascuno il suo.


Ed ora per la Juve ci sarà un motivo in più per non mollare in Europa e in Italia: tutti con l'allenatore e lontani da altri pensieri.
Che si tratti dei turbamenti amorosi di Buffon, che sta facendo fatica a ritrovare la tranquillità, o della ritrovata forma psicofisica di Pirlo: un nuovo amore evidentemente è più galvanizzante della cura Conte.

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