Fuori anche la Spagna. Non ci facciamo mancare proprio nulla. Il mondiale ci regala risultati improbabili, roba buona per la stampa e i tifosi, storie da mille e una notte, favole che si realizzano. Mai accaduto che la Russia riuscisse a qualificarsi per i quarti. Accadde all'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, nel torneo inglese del '66, ma stavolta l'impresa è grandiosa anche se al termine di due ore di povero football, direi antico, un autogol e un rigore per due ore di ritmo moscio, soffocato dall'afa poi esplosa in una pioggia violenta.
La Spagna ha pagato la propria presunzione, ritenendo di poter avere in mano la partita contro un avversario modesto, mille passaggi in un calcio involuto; la Russia ha capito di non dovere osare più di tanto, scegliendo di difendere al di qua del muro, attenta, precisa negli anticipi e costringendo la squadra di Hierro ad una circolazione noiosa del pallone, senza mai uno sbocco vero per Diego Costa, poi sostituito dal fragile Aspas.
L'eroe del pomeriggio si chiama Igor, di cognome fa Akinfeev, portiere dello Spartak Mosca e capitano di questa nazionale. Qualche spacciatore di paragoni l'ha subito avvicinato a Lev Jashin, la parata decisiva sul rigore di Koke e la seconda su quella di Aspas entrano di diritto e di dovere nella cronaca e nella storia del mondiale. L'eliminazione della Spagna fa pari con quella della Germania, considerato il valore dell'avversario, Russia e Corea del Sud non sono certo formazioni di qualità e di potenza tali da giustificare la penosa prestazione delle due supersquadre di Loew e Hierro ma il gioco del football, come già detto per i casi di Messi e di Cristiano Ronaldo, non prevede privilegi ed eredità in campo.
Basta un episodio, basta una parata, basta un rigore sbagliato. E' una legge che noi italiani conosciamo bene. Di certo l'Europa delle grandi perde un'altra nazionale, i titoli europei e mondiali restano in bacheca, cimeli antichi, il gioco contemporaneo sta dando verdetti opposti.
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