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"Mondiale da fuochi d'artificio ma l'Italia delle staffette c'è"

Al via la rassegna iridata dell'atletica, il papà del velocista: "Dimentichiamo Tokyo, americani da ritiro della patente"

"Mondiale da fuochi d'artificio ma l'Italia delle staffette c'è"

«Quando l'ho visto, mi sono venuti in mente I Mostri, quel vecchio film con Tognazzi e Gassman. Quando Tognazzi vuol convincere Gassmann a tornare sul ring e l'altro gli dice: ma quello mena! Ecco, appunto, quando ho visto il cubano Reyner Mena filare come un bolide a Chaux de Fonds (19.63 ndr), ho detto a Filippo: occhio, quello mena!». Salvino Tortu è un battutista centometrista, va a raffica. Correva sulle piste, corre nelle battute. Ma la sintesi è efficace: a Eugene da domani in poi sarà tutto un menare. Tranne con i pugni evidentemente. E l'Italia ad evitare di farsi menare. Anzi. La staffetta con Filippo e Jacobs, la marcia con Stano, Tamberi e gli altri dovranno mettersi in guardia.

Allora dopo Tokyo, che fare?

«Nello sport si perde e si vince, soprattutto si va avanti. Vittorie e sconfitte sono stimolo. Abbiamo un movimento sano, con bravi atleti in ogni settore. Abbiamo tutti tirato una riga su Tokyo, non dobbiamo pensare ai 5 ori: sarebbe un errore. Dobbiamo mantenere un elevato standard generale. Poi tutto dipende dal momento. Chi mai avrebbe detto che la staffetta avrebbe vinto l'oro olimpico? Mi pare la davano 50 a 0».

Quindi niente botti?

«Intanto ricordiamo che i botti dovranno esserci agli europei: dimostreremo quanto siamo solidi. Merito della precedente gestione, di quella attuale e dell'uomo che porta il testimone per tutti: cioè il dt La Torre. Eppoi chissà: mi spiace non ci sia Sibilio nei 400, ma le staffette maschili e femminili sono andate avanti a passo di records in questi anni. La 4x100 maschile ha materiale umano per fare buona figura. Ho visto bene Patta, Filippo in ripresa, Jacobs quando corre va forte, Chituru Ali sul lanciato è in crescita, c'è Desalu, Pettorossi agli italiani è andato molto forte. Il futuro è roseo a prescindere da quel che accadrà. Poi abbiamo il maestro Di Mulo, un professore universitario della staffetta: magari allungheremo i cambi».

Si sono riconciliati Tamberi padre e figlio...

«Non entro nel merito. Sono due persone che conosco, stimo, ci vado d'accordo. Non dimenticherò mai che Gimbo a Tokyo, ancora con l'oro al collo, è stato due ore in camera di Filippo, dopo la semifinale, per tirargli sù il morale».

Che ne dice dei rapporti tra padri allenatori e figli: lei esperto in materia...

«Le ragioni dei disaccordi tra padre e figlio sono le più disparate. Ho risposto tante volte a queste domande: allenare un figlio non è facile. Bisogna cercare di dominare le emozioni. Io e Filippo siamo un duo da quando aveva 8-10 anni: 14 anni insieme. Non so come abbiamo creato un rapporto allenatore-atleta senza uscire mai dal solco, tranne quando lo lascio nella camera di chiamata della gara e vado in tribuna: a quel punto le emozioni hanno il sopravvento».

Filippo correrà i 200 m...

«Quest'anno, finalmente, dopo vicissitudini, sfortuna, incidenti, è riuscito a trovare continuità sui 200. Mi aspetto solidità, una curva ancora da registrare. Per ora paga l'inesperienza: solo correndo impari bene questa gara. Ha davanti una decina di avversari, più di 8 atleti con tempi sotto i 20: si è aggiunto anche Mena. La semifinale sarà la sua finale. Se la azzecca, poi è un combattente: ci mette l'anima. E comunque vada a fine luglio saremo a Golfo Aranci, in Sardegna, a preparare gli europei: come sempre».

Non sarà che dovremo chiedere la solita medaglia alla marcia?

«La marcia è come la scherma: una garanzia. Stano è fortissimo come atleta, gran bel personaggio, anche di testa quando lo senti parlare: intelligente, arguto, simpatico. Ma pensiamo pure alla Vallortigara con il suo 1,98 nell'alto. All'alto maschile, ai mezzofondisti. Dimentichiamo Tokyo, un momento magico. Non sarebbe un fallimento prendere meno medaglie».

E il resto del mondo?

«A parte Duplantis che ha già sparato 6,16 nell'asta, gli altri si sono caricati di lavoro: vedremo fuochi artificiali. A Eugene la pista è magica, uno stadio rifatto per l'atletica».

Quindi gli americani...

«Avranno il dente avvelenato. A Tokyo hanno fallito nella velocità. Qui avranno l'ascia di guerra. Non preparano mai la staffetta, stavolta li vedo belli solidi. Ai Trials andavano a velocità folli, da ritiro della patente».

Peccato non sia solo una battuta.

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