Montella già sotto processo. "Serve un'altra mentalità"

Il tecnico del Milan incassa la bacchettata di Fassone: "Critiche giuste". Ma molte scelte tecniche lasciano perplessi

Montella già sotto processo. "Serve un'altra mentalità"

Milano - Al secondo scossone (2 su 6), la panchina di Montella ha cominciato a traballare. Inevitabile, diranno i più dopo i fuochi d'artificio del calciomercato sovrastimato e le aspettative ingigantite fino all'eccesso di reclamare almeno uno dei primi 4 posti, se non proprio lo scudetto come profetizzato da qualche stonato trombettiere del nuovo regime. Le parole di Marco Fassone, pronunciate a Genova dinanzi alla tv e ripetute ieri nel summit di Milanello, prima a porte chiuse con Montella, poi dinanzi alla platea della squadra, sono diventate pietre e hanno lasciato ammaccature sparse. «Non vogliamo mettere in discussione il tecnico - hanno ripetuto dalla società -. Vogliamo solo far sapere che non bisogna rassegnarsi alle sconfitte», hanno aggiunto a mo' di manifesto per l'immediato futuro che è bello tosto e impegnativo, Roma e derby subito dopo la sosta per le nazionali, solitamente traditrice. Di fatto Montella è finito sulla graticola, arrostito a dovere da tifosi scatenati e insoddisfatti e da sostenitori del nuovo corso milanista, i quali hanno rovesciato sul tecnico tutte le responsabilità del secondo sonoro schiaffone. Nell'intervento di Fassone l'elogio pubblico di Giampaolo e il riferimento alla differenza tra monte-stipendi e fatturato dei due club è sembrato un vero e proprio atto d'accusa più che una semplice e generica intemerata.

Montella, ieri, nell'intervista alla tv di casa, ha raccolto e portato a casa. «Le critiche sono giuste ed è giusto anche esternarle» il primo riconoscimento per non accentuare lo strappo con Fassone accusato di averlo esposto alle tempeste mediatiche. «La prestazione è stata al di sotto del livello del Milan», l'altro riconoscimento prima di rivendicare l'autonomia sulle scelte future («moduli e calciatori da impiegare sono di mia pertinenza»). La conclusione è diventata una sfida collettiva, lanciata a tifosi oltre che dirigenti e calciatori: «Se saremo intelligenti, preparati e lucidi, anche queste cadute possono alzare il livello di competitività». Non basterà. Perché il tempo a disposizione (per esercitazioni, correzioni di sistema, colloqui) è ridotto e le partite (Europa league di mezzo) una dopo l'altra. Con nodi intricati da sciogliere che riguardano Suso (da seconda punta non funziona), l'utilizzo di Andrè Silva, il riposo da dare a Kessiè per non stremarlo, l'inserimento di talenti ancora ai margini (Calhanoglu) e il turnover praticato con moderazione nell'ultima settimana (Zapata confermato dopo la Spal).

Montella è convinto d'aver scoperto il deficit di Marassi: un calo di tensione nervosa e quindi di concentrazione e determinazione. Sulla materia è lui il responsabile numero uno. È lui che deve accorgersi, dall'intensità degli allenamenti effettuati, se c'era una platea distratta. E magari non aspettare il 70' per procedere a qualche cambio del quale c'era bisogno già all'intervallo (Kessiè, Zapata, Suso, che ieri ha rinnovato fino al 2022 con clausola da 50 milioni). Adesso è Montella esposto ai venti di tramontana. Nel giro di un paio di mesi sarà misurata la sua abilità a guidare una vettura calcistica da Formula 1. Subito dopo toccherà anche valutare l'esatta cifra tecnica del mercato realizzato dal Milan cinese.

Che per numero (11 acquisti) e cifre (230 milioni in uscita, circa 65 in entrata) ha autorizzato spropositate ambizioni. Con qualche giustificazione: per esempio la perdita di una risorsa preziosa come Conti (adattissimo al 3-5-2).

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