A Monza Schumi junior "salva" la Rossa più brutta

Venti anni dopo la vittoria più importante di papà Michael al Gp d'Italia, è Mick a trionfare in Formula 2

A Monza Schumi junior "salva" la Rossa più brutta

Tocca ancora a Schumacher salvare la Ferrari. Vent'anni dopo papà, tocca a suo figlio Mick regalare un sorriso ai ferraristi in piena tempesta dentro una stagione sempre più simile a un film dell'orrore. Sul finire di un sabato maledetto, il figlio del più grande campione della storia ferrarista, va a vincere la gara di Formula 2 salendo sul podio che papà aveva frequentato cinque volte in carriera, sempre con la Ferrari. Una vittoria partita da lontano, dalla sesta posizione, e costruita con una partenza probabilmente studiata guardando le gare di papà sul computer.

Anche lui guida una vettura Rossa, costruita in Italia e gestita magistralmente da un team italiano come la Prema, anche lui con una tuta con il cavallino sul cuore, visto che fa parte della Ferrari Driver Academy, l'università dei talenti di Maranello, ricca di figli di papà promettenti (Fittipaldi e Alesi oltre a Mick) e di giovani di grandi promesse che sognano di seguire le orme di Charles Leclerc, il primo baby arrivato a vincere in con Formula 1.

Mick ha regalato un'emozione speciale con un doppio grazie via radio, pronunciato in italiano come raramente papà aveva fatto nelle sue 72 vittorie con la Ferrari. È una vittoria speciale perché arriva proprio nei giorni in cui Hamilton si sta preparando a battere gli ultimi record di papà. Quello delle 91 vittorie che potrà raggiungere già domenica prossima al Mugello e quello dei sette mondiali che andrà a prendersi a fine stagione, anzi molto prima. Vincere a Monza ha un sapore speciale, soprattutto vent'anni dopo un successo storico, il terzo all'Autodromo Nazionale, ma emotivamente il più importante. Quella vittoria cambiò il destino del campionato, tanto che Michael in sala stampa scoppiò in un pianto mai visto prima. Era la vittoria con cui raggiungeva il record di vittorie (41) di Senna e con cui si rimetteva a caccia di Hakkinen nel mondiale dopo la sconfitta in Belgio. «Avevo un sasso sul cuore», disse in conferenza piangendo come un bambino. Lacrime che poi proseguirono quando gli raccontarono che durante la gara una ruota di Frentzen aveva colpito un volontario della Cea, Paolo Gislimberti, portandolo via per sempre alla moglie appena sposata e alla figlia che stava per nascere e mai lo avrebbe conosciuto. Una delle fotografie a cui era più affezionato Paolo era proprio quella che lo ritraeva a Monza con Schumi qualche anno prima. Quando si dice il destino. Lo stesso che vent'anni dopo ha spedito sul podio più bello del mondo il giovane Schumacher. Mick ha compiuto 21 anni a marzo, come dice Mattia Binotto ha la stessa volontà, l'impegno, la curiosità e la costanza di papà. Ma papà era un fuoriclasse, lui un progetto di campione. Lo vedremo in Formula 1, magari sull'Alfa Romeo.

Ma faremo bene a limitare i paragoni con uno dei campioni più grandi di sempre. Michael sarebbe orgoglioso di un figlio così. E sarebbe qui al suo fianco a proteggerlo e a farlo crescere. Il sogno di tutti, a partire da mamma Corinna e da Jean Todt, è di rivederli insieme a festeggiare un giorno.

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