Moratti-Thohir, l'affare è quasi fatto

Il magnate sbarca a Milano per l'incontro. Prende tutto, ma passaggio soft: al patron la gestione sportiva

Moratti-Thohir, l'affare è quasi fatto

Da buon milanese Massimo Moratti ha voluto chiudere il suo libro sull'Inter in via Manzoni. Non ci poteva essere un passaggio di consegne più simbolico e rappresentativo per segnare la storia di famiglia. Moratti voleva far sapere a tutti. In questi giorni è apparso come un emozionato, e non proprio convinto, padre della sposa. Prima o poi dovrà accompagnarla all'altare. Erik Thohir, lo sposo, è sbarcato ieri mattina a Milano, con quel suo faccione che somiglia tanto ad un salvadanaio. E a mezzogiorno si è preparato all'appuntamento con la storia. Seduto al tavolo del ristorante di Armani. É stato il segnale dell'ultimo round di combattimento. Poi ci saranno le firme. Emblematicamente: Thohir con il pugno del ko in canna, Moratti con il suo gioco di fioretto, nella boxe si dice jab, per infastidirlo un po'. Comprare l'Inter deve essere una conquista, non un gioco d'affari: Moratti glielo ha fatto capire in tutti i modi. E ieri ci ha messo un tocco in più. Poi ci penserà il notaio. Questione di ore. L'Inter vale intorno ai 380 milioni di euro, ma Moratti ne tratterrà in tasca molti meno. L'Inter sarà venduta al cento per cento, ma ci sarà un'evoluzione graduale del passaggio di quote.

Thohir non aveva bisogno di portarsi dietro ventiquattrore e documenti, c'era una sfilza di consulenti ad attenderlo. Con lui Jason Levien, il suo braccio destro. Moratti si è fatto accompagnare all'appuntamento dal figlio Angelo Mario. Riunione di quasi famiglia al tavolo del ristorante nel cuore della città: meravigliosa sceneggiatura. Si sono parlati, annusati, guardati ancora una volta negli occhi. Moratti scrutava e quell'altro nascondeva. «É stata una semplice chiacchierata», racconterà il presidente. «É emerso qualcosa? No, anzi... Altri incontri? No», insisterà un po' infastidito. Moratti non sa nemmeno come dire a se stesso che sta vendendo l'Inter. E, infatti, poco più tardi è toccato al figlio un nuovo incontro... il tanto per raffreddare l'attesa. «Chiudiamo presto? Non credo».

Ora è questione di ultimi dettagli. Ma se la faccia di Erik Thohir ricorda un salvadanaio, di quelli che i bambini usano per infilarci i soldini, meglio scordare che i soldi corrano a fiumi come nelle tradizioni di sceicchi e magnati russi. L'indonesiano è molto più asciutto nelle sostanze e nelle spese, ha un padre che lo sorregge e garantisce per lui e Moratti ha tentato in tutti i modi di gestire la vendita con ogni garanzia: per sè e per l'Inter. C'era una "scadenza", il 31 luglio, in cui l'affare doveva concludersi anche per far fronte ad alcune linee di credito, aperte dalla società nerazzurra, per più di cento milioni di euro: così saranno saldate.

Thohir avrà subito il 75-80 per cento garantito, avrà la quota restante nel giro di due anni. Anche se proprio questo è il particolare che non quadra: Moratti rischia di tenere una quota e accollarsi solo spese. Improbabile. Si dice che nel contratto sarà inserita una clausola definita "call" che permetterà a Thohir, ad un prezzo prestabilito, di diventare proprietario del club nell'arco di due anni. Come spiegano gli esperti, non è chiaro se sia una clausola all'europea, per cui il magnate potrà esercitare il diritto solo a fine periodo, oppure all'americana per cui potrà farlo in qualsiasi momento nel biennio.

Ma al di là dei cavilli, Moratti dovrà accollarsi i debiti non legati all'ordinaria amministrazione dell'azienda Inter: vale a dire 200 milioni ed anche più. Intorno a queste cifre, e a questi dubbi, ruota la conclusione dell'affare. Il patron vuol evitare di vendere l'Inter eppoi pentirsene in pochi secondi. Soprattutto non vuole affidarla a Thohir e magari scoprire che, nel giro di poche stagioni, il magnate ne farà un affare da rivendere al miglior offerente. In questi pensieri c'è più amore che calcolo. Diciotto anni sono tanti per bruciare tutto e subito. Però l'Inter ha bisogno di liquidità sul mercato, deve riassestare il bilancio prima di acquistare giocatori. Un passaggio di quote graduale toglierebbe dubbi a Moratti.

Gli è stato proposto di occuparsi della gestione sportiva, mentre Thohir penserà a marketing e comunicazione. Ma Moratti non può trasformarsi in re travicello. E neppure in un vicepresidente. Comunque vada, finisce un'epoca.

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