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Mr Bee o piano B, ma il Milan resta di Berlusconi

Se salta Taechaubol, con l'altra cordata si potrebbe chiudere comunque in tre mesi

Mr Bee o piano B, ma il Milan resta di Berlusconi

Il futuro azionario del Milan si sta giocando su due tavoli. Uno è quello occupato da mister Bee Taechaubol, il magnate thailandese che si è fatto broker per tentare di mettere insieme la cordata di investitori, raggiungere la cifra pattuita di 480 milioni e acquisire così il 48% del club rossonero entro la fine del campionato. Periodicamente i suoi professionisti e alcuni imprenditori dell'area geografica interessati all'operazione spediscono ai manager Fininvest aggiornamenti sulla trattativa finita per ora in un vicolo cieco. Mister Bee non si è ancora arreso consapevole anche del fatto che rappresenta la soluzione ideale agli occhi del presidente Silvio Berlusconi, convinto sia dalla valutazione del brand (1 miliardo di euro) che dal piano marketing previsto nel continente asiatico.

L'altro tavolo è quello occupato attualmente da 4-5 esponenti di altrettanti gruppi che hanno mostrato interesse nei confronti del Milan. Di questi un paio sono stati ricevuti ad Arcore dal presidente Silvio Berlusconi (stretta di mano, conoscenza personale ma non riunioni operative). In particolare la cordata cinese-americana è quella maggiormente accreditata per entrare in scena appena scadrà il termine ultimo concesso a mister Bee. Ha infatti pareggiato l'offerta di Taechaubol mentre ha reclamato una maggiore presenza nella governance del club. Anche per questo secondo tavolo, le condizioni essenziali poste dall'azionista Fininvest sono quelle note: 1) si tratta solo una quota di minoranza; 2) il controllo del Milan deve restare, saldamente (e non è un avverbio messo lì a caso, ndr), nelle mani di Silvio Berlusconi.

Il dossier è pronto e qualora, scollinato l'ultimatum offerto al thailandese, si dovesse aprire il negoziato con un secondo acquirente, i tempi per la conclusione sarebbero tutt'altro che lunghi. «Si potrebbe chiudere anche in tre mesi» è il parere di un esperto. Per tutti questi motivi Fininvest ha pubblicato ieri l'ennesima smentita diretta a Repubblica che ha annunciato l'ennesima imminente cessione resa indispensabile dai conti del gruppo.

Peccato che proprio in questi giorni Forbes abbia stimato il patrimonio di Silvio Berlusconi in 6,5 miliardi di euro, che le acquisizioni di Mondadori più la decisione favorevole su Mediolanum siano conferma plastica dello stato di salute e che il bilancio del Milan targato 2015 (meno 90 milioni su cui pesa la mancata Champions e la flessione nei diritti tv e nel botteghino) non rappresenti un'emergenza al pari di quello del 2016 fissato per ora in -40/50 milioni.

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