GenovaNapul'è mille colori. Per la precisione, ieri, i colori della maglia della Sampdoria, la più colorata del calcio mondiale.
E, per essere ancora più precisi, ieri, i mille colori napoletani sono stati quelli della maglia del capitano blucerchiato Daniele Gastaldello che, con un intervento su Hamsik, regala ai partenopei il rigore (che poi è fuori area, ma questa è un'altra storia), l'espulsione e il ribaltone nella partita, da quel momento in poi dominata dalla squadra di Mazzarri, e la vittoria in trasferta che permette ai partenopei di rimanere agganciati alla Juventus al primo posto e di scavare un solco fra le due capolista e le inseguitrici.
Insomma, comunque la si veda, a Marassi tira aria di scudetti. Futuri, chissà, e anche passati. Un'aria che si respira addirittura prima del fischio d'inizio. Spalti strapieni, decibel al di sopra di ogni soglia di inquinamento acustico, vecchie glorie blucerchiate di ogni tempo - da Enrico Dordoni a Francesco Flachi, passando per Ivano Bordon e Marco Lanna, una delle bandiere della Sampdoro dello scudetto e della finale di coppa dei Campioni - a salutare i tifosi al centro del campo, con Enrico Mantovani di rinforzo in tribuna a fianco di Edoardo Garrone, quasi a passare il testimone anche fisicamente fra "quella" Sampdoria e quella di oggi.
Insomma, a Genova ci credono. Complici anticipi e posticipi, il Ferraris, una vita dopo, è il campo centrale della serie A e i 23 punti (24 senza la penalizzazione blucerchiata) che hanno portato Napoli e Samp al primo e terzo posto dopo cinque giornate, senza mai essere sconfitte, sono di quelli pesantissimi. Metteteci una spruzzata di ex pesanti, dai due tecnici Ferrara e Mazzarri, a Campagnaro e Maggio, e il gioco è fatto.
Oddio, forse è meglio dire che il gioco sarebbe fatto. Perchè poi, in realtà, per tutto il primo tempo, il gioco latita, le occasioni sono un'ipotesi e l'unico vero brivido arriva al 41° minuto quando Obiang fa un fallo duro, viene giustamente e immediatamente ammonito, Mazzarri che è accanto al fallo, ma - purtroppo per lui - anche a Tagliavento, dice una parola di troppo e l'arbitro lo manda negli spogliatoi. Il tecnico del Napoli, nonostante due anni passati a Genova, un sesto posto esaltante giocando benissimo e una finale di coppa Italia persa solo ai rigori, non è un ex rimpianto ed esce fra fischi e ululati del Ferraris.
E' la svolta, ma per il Napoli. Dopo aver controllato nel primo tempo, nella ripresa il Doria sente le assenze per infortuni e squalifiche dei due centravanti Maxi Lopez e Pozzi, del geometra di centrocampo Maresca, dei suoi compagni di reparto Tissone e Poli e persino del lungodegente Juan Antonio. E in queste condizioni l'ex capitano Palombo non viene nemmeno convocato, nonostante il reintegro negli allenamenti, segno che non vedrà mai il campo in tutto l'anno.
Insomma, il fallo di Gastaldello, con conseguente seconda ammonizione ed espulsione, con il rigore splendido di Cavani, fa il resto: da quel momento, il fortino blucerchiato non regge più. Frustalupi, che ha sostituito in panchina Mazzarri, inserisce Insigne ed è l'arma in più per mettere la partita in discesa fino alla fine.
Ma per il Napoli basta così per cancellare i mille colori di ieri e sognarne semplicemente tre.
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