Venti punti di distacco dalla Juventus. Cifra altissima, severa, senza appelli. D'accordo, quelli là volano, divorano, sfiorano record, almeno in territorio nostrano, ma il Napoli non è più il Napoli che si sapeva, si conosceva, si aspettava. Squadra di burro sciolto, dopo essere stata di argento vivo. Nessuno, per favore, sfogli l'album di famiglia, Maradona, Sarri e compagnia varia. Finito il tempo dei sogni e della nostalgia, finito il tempo dei lamenti, del vittimismo, del chiagne e fotte di cui De Laurentis Aurelio è stato portavoce, portabandiera, porta tutto tranne che portatore di grandi calciatori.
Il Napoli meritava altro ma il presidente ha preferito mettere un parafulmine in panchina, Ancelotti Carlo, così che su di lui si scaricassero le avversità. Il passaporto diplomatico di Ancelotti ha permesso al Napoli di viaggiare senza contraccolpi ma fino a un certo punto, al punto della verità, fuori dalla Champions, fuori dall'Europa league, fuori dalla coppa Italia, secondo in classifica con quel peso anche mortificante dei venti punti dietro la Juventus e senza avere mai dato l'impressione e la sensazione di poter reagire agli imprevisti.
Ora anche il caso Insigne, roba piccola trasformata in una vicenda sgradevole, aggiunge problemi alla gestione del gruppo che non è più squadra, quella che, proprio un anno fa, aveva vinto a Torino con un gol di quel fenomeno di Koulibaly. Il quale, contro l'Atalanta, ha offerto la solita prova maestosa però macchiata dalla distrazione sul gol di Zapata, distrazione che è il sostantivo che accompagna il Napoli da troppo tempo. La partenza di Hamsik è stata accompagnata senza riflessione accurata; lo slovacco, anche se con discontinue prestazioni, rappresentava l'anima e il corpo della squadra. Le scelte, mai definitive, in attacco hanno portato Mertens a perdere quella micidiale efficacia che lo ha avvicinato a un gol da Maradona (prego non fare altri paragoni, oltre ai numeri) e a Insigne di avvitarsi sui propri limiti anche caratteriali. Milik è una cosa certa ma dovrebbe far parte di un sistema più chiaro e costante.
Eppoi c'è la società che è rimasta in silenzio in questi giorni, dopo l'uscita con l'Arsenal e la sconfitta contro l'Atalanta. Un silenzio che non significa nulla se non la fuga dalle responsabilità che non possono cadere tutte su Ancelotti. Il Napoli ha bisogno di sapere che cosa vorrà fare da grande il suo presidente, il quale legge puntualmente il suo manifesto elettorale sui fatturati ma non ha ancora capito che di fatturato non si vince, sempre e comunque, vedi alla voce Ajax contro Real Madrid, Juventus, Bayern. Serve altro, lo aveva capito Corrado Ferlaino andando a prendere in Spagna il più forte del mondo, Maradona appunto, e poi vincere il dovuto.
Il Napoli difettato di Ancelotti ha molti responsabili, dunque, compreso un ambiente che continua a considerarsi vittima dei capitalisti settentrionali. Si deve passare la nottata eduardiana ma non è sempre commedia. Napoli, la città, la squadra, i tifosi, meritano altro.
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