R estiamo nella terra dei sogni che non ti fanno piangere: per la Juve il campionato italiano. 8 era un bel voto a scuola, 8 è il numero dei faticatori nel calcio, 8 diventa subito ottovolante per chi vuol librarsi nell'aria della fantasia. Nella simbologia 8 è il numero dell'Infinito, qualcuno ci ha visto l'immagine della sovranità. La Juve, che ha vinto 8 scudetti, è tutto questo: simbolicamente Infinita e sovrana, realisticamente prima della classe, sintesi di fatica, sofferenza e fantasia. E c'è altro: ha arricchito la collana con una valanga di punti conquistati. Ma molti di più, e più importanti, quelli inflitti agli avversari. Guardate dove sono sprofondate Napoli, Roma, Milan e Inter. Oltre 100 o 200 punti di differenza per otto scudetti. Le milanesi, addirittura, discese nelle catacombe calcistiche. Il Milan, perso Allegri in panchina, si è inabissato oltre i 20 punti di distacco. Dovrebbero farci caso pure i tifosi della Juve.
Chi deve diventare rosso di vergogna o di invidia e chi ha diritto di essere orgoglioso? Quando si racconta che gli arbitri aiutano la Signora, e ora anche il Var ha strane dimenticanze, quando si dice che la giustizia del pallone non è giustizia perché la Juve gode dell'occhio strizzato, c'è coscienza di un dominio assoluto? C'è coscienza della Grandezza, prima di ogni insinuazione? Così dice il pallone, che sa stendere anche l'avversario fazioso. Grandezza in un fazzoletto di terra nostro e non in quello internazionale? Può darsi. Ma beato chi vince sempre qualcosa. E non chi sogna sempre.
Quest'ultimo scudetto bianconero ci consegna la radiografia di una storia: la Juve, che in panchina ci fosse Conte o Allegri, ha una media di 91 punti a campionato, con qualche picco verso l'alto (Conte 104 punti) o più basso (il primo Conte a 84 punti). Gli avversari, tranne il Napoli l'anno scorso, non hanno mai superato i 90 punti. Allegri ha portato la squadra tre volte su quattro oltre i 90 punti. Qualcuno potrebbe tirare facile sintesi: troppo piccole, anzi scarse le avversarie, per reggere il confronto. Bene, ma otto scudetti raccontano che la società ha costruito squadre, ha saldato spogliatoi, si è fatta squadra prima di tutto nelle stanze dirigenziali. Il vai e vieni di arrivi e partenze non ha incrinato filosofia e rotta. Ha cercato giocatori top (Pirlo, Vidal, Tevez, Cuadrado, Khedira, Higuain, Mandzukic, Matuidi, Pjanic), evolvendo nella dimensione galattica fin a portarsi a casa Cristiano Ronaldo, ha fatto crescere giovani con alterna fortuna (Morata, Alex Sandro, Pogba, Dybala, Bernardeschi, Kean), ha rinvigorito qualche anziano mercenario (Evra, Dani Alves), ha costruito un solido gruppo italiano con la BBC, Buffon e Marchisio, ora Spinazzola, ai quali va aggiunto Lichtsteiner. E si è avvalsa di due allenatori: solo due per vincere otto anni di fila in Italia. Il problema Champions propone altre dimensioni.
La Juventus fa sempre squadra e squadre, gli altri sfarinano una idea di calcio e, del raccolto, restano tracce, quando non sono delusioni. Ci sarà un motivo che spiega la sovranità bianconera se la Roma dal 2011 ha cambiato 7 tecnici, il Milan 8, l'Inter 9. Solo il Napoli si è fermato a 4 allenatori e, non a caso, ha contrastato la Juve più di altri: e per quattro volte è stato alle sue spalle.
Cosa hanno fatto capire 8 campionati noiosi per meriti, non colpe, bianconere? Che Milan e Inter si sono perse nei grovigli societari, che la Roma costruisce squadre per il business e che il Napoli di un uomo solo al comando non ha mai saputo coniugare mercato e bilancio per vincere. Higuain è stato fenomenale solo da quelle parti, eppure il Napoli ha goduto di centravanti come il Pipita e Cavani per spingere ai sogni. Così l'Inter con Icardi.
La Juve ha costruito squadre non solo grazie al fatturato della cassa, ma grazie al fatturato dell'intelligenza e della competenza: quello si costruisce e non si legge sul bilancio.
I numeri, questi
numeri, sono i primi alleati per identificare la dimensione, per scrivere un racconto che fra 100 anni resterà comunque epocale. L'Infinito non è delimitabile, ma quello calcistico imitabile. Il nostro calcio si sbrighi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.