Nibali cerca un’impresa per evitare il Cavendishow

Nibali cerca un’impresa per evitare il Cavendishow

MilanoI romantici si ostinano a dipingere la Milano-Sanremo come superclassica di primavera, ma niente è più come prima, da molto tempo. Adesso c'è una Milano-Poggio, cicloraduno per comitive allegre, gran scampagnata di gruppo con vista mare, bordesando lungo la Riviera. Poi, dal Poggio, esplode il quarto d'ora più dinamitardo dell'intera annata, un concentrato di tensione e di eccitazione da sconvolgere tutti i grafici delle pulsazioni cardiache. Per chi pedala e per chi guarda. Stranezze dell'evento: è la corsa più lunga, quasi interminabile, trecento chilometri e sette ore di bicicletta, ma si risolve in un amen. Sempre più spesso, ormai un classico nella classica, è sprint generale. Inutile allora girare tanto attorno al tema: si va tutti al Cavendishow. Non c'è molto da inventarsi, sulla Milano-Sanremo del giorno d'oggi, vero Mondiale per velocisti. Niente di più doveroso che considerare l'inglese jet, il supersonico campione del mondo in carica, casualmente vincitore dell'edizione 2009, favoritissimo numero uno della corsa.
Certo è importante sapere che quest'anno ci sarà un Vincenzo Nibali in più, per noi, appena uscito da una grande vittoria nella Tirreno-Adriatico, lottatore nato, con attitudini su misura per il finale di corsa alternativo, che prevede attacco sul Poggio, una manciata di secondi come dote vitale, quindi discesa folle e strizzavene, sperando di tenere poi nell'ultimissimo tratto di pianura fino al traguardo. Sì, Nibali ha l'identikit per questa - piccola, esile, marginale - alternativa al Mondiale sprinter: può davvero staccare gli altri sul Poggio, è un discesista acrobata di prima fascia, ha le andature del cronoman per il tratto finale in apnea. A dire la verità c'è pure un certo Cancellara fortissimo in questo ruolo, come da vittoria recentissima. Oppure lo stesso Gilbert. Però sarà bene rimanere subito molto realisti: per riuscire nell'impresa solitaria, non basta essere fortissimi. Bisogna anche essere fortunatissimi. Cioè trovare la simpatica coincidenza che dietro le primedonne della volata (con Cavendish, i Freire, i Farrar, i Boonen, i Greipel, i Sagan, i nostri Petacchi e Modolo) si facciano qualche dispetto, si guardino un po' di trasverso, insomma perdano quegli attimi fatali al riaggancio generale.
Di certo tutto questo lo sa anche Cavendish, purtroppo. Tanto che è difficile pensare si lasci sorprendere come un ebete nei momenti più torridi della gara. Per mandarlo al tappeto, per sfilargli lo sprint di tasca, bisogna dargli un aiutino: magari con tirate pazzesche sui Capi di riviera, che ogni buon velocista digerisce sempre male. A questo, inutile sottolinearlo, deve pensare la squadra di Nibali, magari in allenza con quella di Cunego, altro finisseur dalle caratteristiche adeguate. I compiti a casa perciò sono chiari: Liquigas e Lampre, il Milan e la Juve del ciclismo italiano, dovranno per una volta trovarsi d'accordo per una causa comune, contro l'invadente invasore Cavendish. Eseguire male e svogliatamente i compiti a casa significa consegnare la Sanremo su un vassoio d'oro al tremendo sprinter anglosassone: poi voglio vedere chi è capace di batterlo in duecento metri secchi, tutti assieme appallati.
In giro per la primavera c'è poi sempre qualche romantico, o qualche residuato tifoso di un ciclismo fermo a Coppi e Bartali, che sogna ancora l'impresissima da lontano, magari dal Turchino. Niente da dire, sognare non costa nulla. Però bisogna sapere che i sogni sono anche pericolosi, perché poi magari si diffondono la delusione e il disprezzo nel momento in cui nessuno tenta la fuga memorabile. Il problema è che non sono cambiati i ciclisti, diventando tutti pusillanimi e smidollati: è cambiato il ciclismo. Strade diverse, bici diverse, velocità diverse, tattiche diverse. Così, resta poco da rosicchiare, per poeti e temerari: la Sanremo d'oggi è habitat naturale per le belve come Cavendish.

Applausi ai Nibali e ai Cunego, se davvero ci proveranno sul Poggio. Ma l'avversario più difficile per Cavendish, alla resa dei conti, si preannuncia proprio il pronostico scontato. Niente di più subdolo e pericoloso di una Sanremo già scritta.

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