"Nibali e Aru, quanti guai. Ma al Mondiale vedrete: l'Italia non parte battuta"

Il ct alle prese con un'estate di infortuni e difficoltà: "Abbiamo dei fuoriclasse e vorrei il primo podio"

"Nibali e Aru, quanti guai. Ma al Mondiale vedrete: l'Italia non parte battuta"

Generalmente ad un commissario tecnico si dovrebbe chiedere come stanno i ragazzi, ma in questa caso, conoscendo Davide Cassani, è bene chiedere anche a lui il suo lo stato d'animo.

«Sono sereno e teso al punto giusto: diciamo che la pressione ad una settimana dell'appuntamento (la prova in linea è domenica 30 settembre, ndr) si comincia a far sentire».

La marcia di avvicinamento è stata tutt'altro che semplice.

«Diciamo pure sfortunata e complicata. È chiaro che l'Italia non si può permettere di andare ad Innsbruck senza nutrire nemmeno una speranza. È vero, abbiamo avuto tanti contrattempi, a incominciare dalla frattura alla decima vertebra toracica che Vincenzo (Nibali, ndr) ha dovuto anche operare. Vincenzo stava andando molto forte al Tour, poi la caduta nelle fasi finali della tappa dell'Alpe d'Huez ha scombussolato sia i suoi di piani, che quelli nostri».

Anche Aru non dà punti di riferimento.

«Stagione difficile e complicata anche per lui: non è mai stato il vero Aru. Adesso, dopo tre settimane di Vuelta, sono curioso di vedere sia lui che Vincenzo al Memorial Pantani (si corre oggi, Aru, Cataldo, Formolo, Gianluca Brambilla, Montaguti, e due giovani come Covi e Battistella correranno con la maglia azzurra, ndr). Non chiedo nulla, ma è importante che siano loro ad avere delle risposte».

C'è però un gran bel Gianni Moscon.

«Dopo la squalifica del Tour (cinque settimane di stop per aver tentato di colpire un avversario, ndr), è stato fermo in pratica otto settimane. Sapevo però che questo fatto l'aveva portato ad allenarsi con grande decisione e impegno. Le vittorie all'Agostoni e Toscana hanno confermato che Gianni ha lavorato molto bene».

Che tipo di Nazionale ha in mente: corsa di attesa o d'attacco?

«Un'idea ce l'ho, ma devo avere qualche risposta e poi ho necessità di confrontarmi con i ragazzi. È chiaro che non siamo la nazionale da battere, ma non partiamo battuti».

Chi sono le nazioni guida?

«La Francia schiera Alaphilippe, Bardet, Gallopin e Pinot. La Gran Bretagna i due gemelli Yates, Simon e Adam. L'olanda Kruijswijk, Keldemann, Mollema, Poels e probabilmente Tom Dumoulin. La Spagna Mas e Valverde. La Colombia Quintana e Uran. E poi ci sono Primoz Roglic e Peter Sagan: occhio al tre volte campione del mondo, così come a Greg Van Avermaet».

Percorso durissimo, quindi tatticamente anche di facile interpretazione.

«C'è da avere tante gambe, ma anche tantissima testa».

Fa paura il muro finale con punte del 27%: è chiaro che saranno in tanti a cercare di anticipare l'azione.

«Ecco perché bisogna avere tantissime gambe e altrettanta testa. Sul muro finale si andrà quasi tutti a 7-10 km/h: la differenza si può fare prima».

Attualmente ha una lista di 11 corridori: Nibali, Aru, Moscon, Pozzovivo, De Marchi, Caruso e Pellizotti sono i nomi sicuri. Si giocano un posto da titolare e due da riserva Brambilla, Visconti, Cataldo e Formolo.

«Questa sera, dopo il Pantani, potrei anche ridurre la lista a dieci».

Domani si corre il Matteotti: ultima prova di verifica con Pozzovivo e Visconti. Poi via per il ritiro.

«Lunedì ci troviamo tutti a Torbole (Aktivhotel Santa Lucia, ndr). Ci restiamo fino a giovedì. In serata saremo a Innsbruck».

Un mese fa il titolo di campione d'Europa con Matteo Trentin, manca almeno una medaglia iridata.

«Sono alla mia nona nazionale (4 mondiali, 3 europei un olimpiade, ndr): abbiamo fatto un quarto e un quinto posto ai Mondiali (con Nizzolo a Doha 2016, e Trentin a Bergen un anno fa, ndr). Un sesto con Aru a Rio, dove Nibali è caduto nel finale: sarebbe bello poter salire almeno sul podio».

Moscon potrebbe essere la sorpresa?

«È un talento assoluto, il campione di domani, ma abbiamo anche un fuoriclasse che può fare qualsiasi cosa. Partire battuti? Non se ne parla: ci batteremo. Come sempre».

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