Il Ninja, la Joya e Mauro: 3 modi di farsi cacciare

Il Ninja, la Joya e Mauro: 3 modi di farsi cacciare

Ci sono modi e modi per farsi mettere alla porta. Ovvio che non sia mai bello trovarsi nella imbarazzante situazione, ma anche messi alla porta si può uscirne meglio o perdere pesantemente. I calciatori hanno alterne abitudini: sbattere la porta o esserne messi. Però quasi mai perdono: vengono puntualmente ricoperti di milioni. In questi giorni stiamo assistendo al perdere e vincere di tre giocatori famosi: Icardi, Nainggolan e Dybala. Ognuno a modo suo, ci sta mostrando che c'è classe e classe e il cervello è sempre un buon compagno di viaggio. Qui non si discute se abbiano ragione o torto nel rapporto con la società. Si disegna il modo. Icardi sta gestendo la difficile situazione con atteggiamenti bulleschi, chissà mai se anche in questo consigliato dalla moglie. Nainggolan è stato realistico nell'accettare il distacco, ha provato a dissuadere Conte, ha capito che non c'era trippa, ha dichiarato che l'Inter stava sbagliando ed ha cercato la soluzione che gli facesse meno male: ha scelto Cagliari, squadra del cuore. Tanto l'Inter dovrà continuare a pagargli una parte di stipendio. Non è match pari, ma nemmeno disfatta. Infine Dybala, che spesso ha dichiarato amore al numero 10 e alla maglia della Juve, sta furbescamente attendendo che il Manchester United alzi la posta e gli garantisca uno stipendio superiore, anzi da fenomeno: 10 milioni. I furbetti, come vedete, non sono soltanto made in Italy. Ovviamente se Dybala fosse davvero un fenomeno non sarebbe in via di cessione, ma farebbe allegra compagnia a Cristiano Ronaldo, che fenomeno lo è.

Qualcuno magari dirà: meglio Icardi che fa il bullo, ma mostra orgoglio e propone lotta dura senza paura. Anche a costo di non giocare più per tutta la stagione. Ecco, qui sta l'altra faccia della questione: Nainggolan e Dybala, in qualche modo, hanno pensato anche al mestiere, alla voglia di scendere in campo e magari continuare la carriera.

Icardi no: sembra gli interessi solo vincere la battaglia di un non precisato principio, si sente garantito dallo stipendio. E tanto gli basta. Come se giocare a pallone, arricchire la carriera, anche in nazionale, gli importasse nulla. Siamo sicuri che Maurito abbia ancora voglia di giocare al calcio? Da febbraio ad oggi pare proprio di no.

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