«Noi prigionieri del Maracaná Ad ogni partita, il coprifuoco»

«Noi prigionieri del Maracaná Ad ogni partita, il coprifuoco»

Giorno di partita del Mondiale, giorno di festa? Non per tutti. Chi abita vicino agli stadi deve cambiare abitudini. Se gioca il Brasile, di solito si esce più presto dal lavoro, salvo alcuni servizi essenziali tipo ospedali, trasporti, vigili del fuoco, polizia, che deve sgobbare più che mai in questo torneo. Ci sono anche scuole ed università che ora anticipano le vacanze invernali da luglio a giugno.
Alcune città brasiliane hanno decretato giorno festivo totale o parziale quando si gioca in quel luogo. Non solo per vedere le gare ma anche per evitare fastidiosi ingorghi nel traffico già caotico di molte metropoli. Le autorità consigliano di usare la metropolitana, non presente in tutte le città, ma che dove è operativa di solito è affollatissima in occasione delle partite. L'altro ieri, ad esempio, giorno di Ecuador-Francia, a Rio de Janeiro hanno deciso di fare un “feriado”: un giorno festivo, come quando, la settimana scorsa, il Cile aveva battuto la Spagna. Negozi aperti, banche chiuse. Alcuni impiegati pubblici, come quelli della Sanità, hanno lavorato, altri no.
La Fifa è diventata per i brasiliani una sorta di dittatura. In materia di stadi è la federazione internazionale a comandare. Per esempio: i negozi di fast food non dentro ma nei pressi del Maracanã devono rimanere chiusi ore prima delle partite perché sono concorrenti di McDonald's, uno degli sponsor ufficiali della Fifa. Per cui questi riaprono solo qualche ora dopo l'evento. Mangiare e bere negli stadi diventa un'avventura. Non si può entrare negli impianti mondiali portando cibo. Divieto esteso anche agli alimenti per persone allergiche. Eccezion fatta per i diabetici. E, per i brasiliani, i prezzi sono pazzeschi.
Uscire dalla metropolitana nella stazione davanti allo stadio senza ancora avere il biglietto della partita è proibito. Devi tornare indietro. Poi c'é chi prova ad entrare senza pagare come accaduto con argentini e cileni che hanno fatto irruzione al Maracanã. Nemmeno gli abitanti nei pressi del mitico stadio di Rio hanno pace. Per entrare e uscire dalla barriera della polizia sistemata nei pressi dell'impianto che ospiterà anche la finale del Mondiale devono presentare un attestato di residenza ore prima del fischio d'inizio. Oppure avere il biglietto della partita nei giorni in cui si gioca. «Questo è il disagio che mi sembra più fastidioso», dice Cristina Dissat, residente vicino allo stadio. «Nel caso del Maracanã, rispetto ad altri impianti, si dimenticano che qui c'è un quartiere residenziale. Assurdo il caso di un mio vicino uscito di corsa per comprare il pane, ma che poi non poteva tornare a casa perché non aveva con sé l'attestato di residenza. Per fortuna aveva un figlio grande.

E il ragazzo è andato a prendere papà fermato dalla polizia con il sacco della spesa. E non c'è nulla da fare - conclude la ragazza - L'unico consiglio che ci danno è di non uscire di casa nel giorno delle partite». Chiamiamolo coprifuoco calcistico.

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