NON CAMBIA NULLA

NON CAMBIA NULLA

Roma. L'aria della Champions imminente rischiava di avere un effetto devastante per la Roma. Che rimedia solo sui titoli di coda e grazie ad Adem Ljajic, diventato molto più che un attaccante di scorta, a una serata che stava diventando una Caporetto e che rischiava di mandare i giallorossi a -4 dalla Juve. In realtà c'è comunque il rammarico di aver perso la possibilità di accorciare le distanze dopo il mezzo passo falso dei bianconeri a Firenze, ma alla luce di quanto accaduto all'Olimpico, il punto di ieri risulta davvero pesante. Considerando anche gli aiuti arbitrali, visti i dubbi sul rigore assegnato da Irrati (la palla tocca prima la coscia e poi la mano di Vrsaljko) e sulla posizione in fuorigioco dell'assist-man Florenzi in occasione del 2-2.

Tra gli errori evidenti di Garcia (un turnover eccessivo anche se forse necessario in vista della sfida decisiva con il Manchester City), lo svarione iniziale di De Sanctis, la scarsa vena della truppa romanista per almeno 70 minuti, il k.o. casalingo stava per essere confezionato al cospetto di una splendida provinciale come il Sassuolo, già capace l'anno scorso di interrompere l'imbattibilità interna della porta giallorossa. Sfuma proprio nell'ultima azione della Roma la partita perfetta della squadra di Di Francesco, un ex dell'ultimo scudetto romanista del 2001, fatta di un possesso palla ai minimi termini, di una copertura efficace degli spazi e di una percentuale altissima di occasioni create e andate a buon fine. «Non possono giocare sempre gli stessi ogni tre giorni, ho una rosa che mi permette di fare dei cambi, guardate il City che ha perso Aguero in campionato non potendo sostituirlo per l'assenza degli altri attaccanti. Mi è piaciuta la grinta dei ragazzi, nessun rammarico di non aver avvicinato la Juve, ci saranno altre possibilità», dice Garcia, da ieri sul banco degli imputati per i cinque titolari lasciati a riposo a inizio match e per aver dato fiducia a uno Strootman ancora convalescente.

Che non sia serata si capisce già dal primo tempo: il Sassuolo mantiene il possesso palla per meno di sei minuti e riesce a collezionare un doppio vantaggio con Zaza, alla prima doppietta da quando gioca in serie A (l'ultima ai tempi dell'Ascoli nel 2013 in B contro il Cesena). La leggerezza di De Sanctis sul primo gol – incredibile l'errore per un portiere di grande esperienza, per altro nella settimana in cui arriva il rinnovo del contratto – fa il paio con la rete presa a difesa schierata tre minuti dopo. Un avvio da brivido e con la sensazione di una Roma assolutamente inerme, che prova a fare un tambureggiante assedio verso la porta di Consigli, cogliendo però solo una traversa con Holebas.

L'espulsione di un nervoso e impreciso De Rossi – forse condizionato dalle vicende extracalcio di questi giorni – potrebbe complicare la risalita, visto che la squadra di Garcia pare anche sfiduciata. De Sanctis evita lo 0-3 con un bell'intervento, poi il finale incredibile con l'uno-due nell'ultimo quarto d'ora di Ljajic (sei gol per il serbo) diventato l'uomo in più di Garcia viste le difficoltà delle punte di riserva Iturbe e Destro.

Ora la Roma deve ricaricare energie e testa per il City, il primo grande appuntamento europeo della sua storia recente, con qualche titolare (vedi Totti) riposato. “Trarremo insegnamento dalla partita con il Sassuolo”, promette Garcia che mercoledì vuole l'impresa.

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