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Il nostro "povero" campionato si scopre ricco di baby-talenti

Pogba è il più richiesto, ma ci sono almeno altri 5 ventenni che piacciono ai club più grandi Raiola gela la Juve: «Paul è uno dei migliori, non penso che ora l'Italia se lo possa permettere»

Il nostro "povero" campionato si scopre ricco di baby-talenti

«Quanto vale Pogba? La valutazione la fa chi lo compra. Nessuno se lo aspettava così forte. Non penso che la Juve possa permetterselo per molti anni». Le parole di Mino Raiola, procuratore del centrocampista francese, risuonano roboanti in casa bianconera. «Paul è uno dei migliori dieci in A, per non dire dei migliori tre, e l'Italia al momento non può permettersi un campione del genere. Ora siamo contenti della Juve, ma più avanti vedremo che occasioni si creeranno». L'ennesima perla prodotta a Napoli da Pogba e le dichiarazioni del suo agente riportano attenzione su uno dei talenti più cristallini del nostro campionato. Il numero sei bianconero, però, è in buona compagnia. Ce ne sono almeno altri cinque da tenere d'occhio: hanno poco più di vent'anni, ma risplendono già luminosi di luce propria. Sono i giovani gioielli che la Serie A 2014/15 sta esibendo al resto d'Europa: oltre a Pogba, Mateo Kovacic, Mauro Icardi, Paulo Dybala, Felipe Anderson e Domenico Berardi. Francia, Croazia, Argentina, Brasile e Italia. Nati tra il 1993 e il 1994, in costante crescita di rendimento, alcuni letteralmente esplosi negli ultimi mesi, altri considerati da tempo potenziali campioni e destinati a migliorare ancora. Tutti accomunati dall'avere un valore di mercato già di notevole importanza. Si va dai 75 milioni di euro del centrocampista francese della Juve ai 18 milioni dell'ala della Lazio, autore di 5 reti e 5 assist nelle ultime 11 marcature biancocelesti.

In declino, additato come povero di talento, privo di denaro e non avendo sceicchi pronti a fare follie, il nostro campionato scopre quindi di avere un forzino d'oro, un tesoro prezioso, utile per attirare l'attenzione dei club più ricchi e per risanare le casse, spesso disastrate, delle nostre società. Certo, non pare imminente la loro vendita, non almeno in questa sessione di gennaio, ma ascoltando Raiola e osservando il trend che negli ultimi anni ha portato lontano dall'Italia i vari Pastore, Jovetic, Marquinhos, Cavani, Sanchez, tutto fa presumere che il loro futuro sia altrove, in campionati finanziariamente più importanti. C'è chi è già un punto fisso nel club che ne detiene il cartellino. Come ad esempio il richiestissimo Pogba (Psg, United e Real continuano a sondare il terreno bianconero), o i due interisti Kovacic e Icardi, ritenuti inamovibili da Mancini e, per adesso, incedibili da Thohir. C'è chi, come Berardi, dopo 18 mesi esaltanti al Sassuolo, è destinato a raggiungere (Juventus in pole) una società prestigiosa a fine stagione. E infine c'è anche chi, pur essendo costato tanto, Dybala (12 milioni di euro spesi dal Palermo nel 2012 per strapparlo all'Instituto) e Felipe Anderson (10 milioni pagati al Santos nel 2013 dalla Lazio), ha avuto bisogno di un periodo di assestamento per poter adattarsi al nostro calcio e ora giustifica ampiamente l'investimento oneroso sborsato negli anni passati.

Sono sei, ma presto potrebbero aumentare: sembrano predestinati Joaquin Correa, neo acquisto argentino, classe 1994, della Sampdoria e Nico Lopez, 21 anni, approdato all'Hellas Verona dopo qualche fiammata con Roma e Udinese. La politica dei nostri club è comprensibilmente cambiata: ora si scommette sui giovanissimi, sperando di poterli piazzare in futuro a cifre vantaggiose. I campioni non si comprano più già formati: si creano in casa e poi si valorizzano. Come diamanti grezzi, acquistati "impuri" per essere un giorno venduti al miglior offerente.

La Juve lo sa, Pogba e Raiola anche.

 

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