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“Adesso scio in salita”. Intervista ad Alberto Tomba

L'ex campione: "Brignone e Goggia mi esaltano: sono partite alla Tomba. Con loro tanti messaggini"

“Adesso scio in salita”. Intervista ad Alberto Tomba

Alberto Tomba, buone feste e buon compleanno appena passato! Sono più anni o più vittorie?

«Per ora più vittorie, ma quelle non aumentano, gli anni si!»

Diamo i numeri della sua carriera?

«Cinquanta vittorie, ma ci sono anche 3 ori olimpici, 2 mondiali, una coppa generale e otto coppe fra slalom e gigante!».

Dalle Dolomiti, con Campiglio, a Bormio al via oggi: sono su queste piste i suoi ricordi più belli?

«Senza dubbio: un anno sul canalone Miramonti arrivarono in 40mila. Per spostarsi dall'Alta Badia, che era la tappa precedente, abbiamo fatto code di ore, tutti insieme, staff e pubblico. Questo tifo sconfinato è uno dei ricordi più belli, che mi accompagna sempre. A Bormio poi, vincendo il gigante, conquistai la coppa generale nel marzo 1995».

Perché non è più così? In gigante non vinciamo dal 2012, a Campiglio l'ultima vittoria azzurra è firmata Giorgio Rocca nel 2005. Eppure i campioni ci sono: ha visto Dominik Paris?

«Lo davano in crisi, ma è un leone. E anche a Mattia Casse dico, bravo! Mi preoccupano, semmai, i settori maschili di gigante e slalom. Non vedo ricambio, qualche malumore e, forse, poca convinzione nei giovani del futuro».

Coppa e maltempo: quest'anno si è partiti tardi. Lei, però, vinceva anche sotto la neve...

«Ma non sono mai stato favorevole alle gare su ghiacciaio, così presto in autunno. La tappa americana io la metterei a marzo e non mi convince nemmeno l'idea di una coppa che duri tutto l'anno. Ci avevamo già provato dall'88 al '90 fra Sudamerica, Australia e Nuova Zelanda. Per me non ha senso, non puoi stare in forma 12 mesi l'anno».

Le donne, invece, sono una garanzia: chi l'ha sorpresa di più in questi anni?

«Sono partite alla Tomba! Ci scambiamo messaggini e mi esalta questo derby Brignone Goggia sulle vittorie. Le aspetto al varco alle gare di Lienz in questi giorni. Direi però che la discesa è Goggia. Federica Brignone è il gigante, ma non solo. La chiamano la vecchietta, ma ha esperienza. Adesso che Marta Bassino è forte anche in superG, mi aspetto un'altra tripletta, come avevamo fatto noi, in Alta Badia nel 1986: io secondo, in mezzo a Richard Pramotton ed Oswald Toetsch. Mi spiace molto per lo stop di Elena Curtoni».

Mikaela Shiffrin ha eguagliato Ingemar Stenmark lo scorso marzo: è un paragone possibile?

«Lei è una campionessa come ne nascono poche, però bisogna sempre valutare i tempi e la concorrenza!».

Brignone e pure Paris hanno raggiunto Gustav Thoeni nel computo delle vittorie: che effetto fa?

«Sono paragoni difficili perché ogni campione è figlio del suo tempo: Gustav poi ha vinto anche come allenatore, con me si intende!!!».

Vi sentite ancora?

«Certo: devo andare a trovarlo presto a Trafoi per fargli una sorpresa. Lui, come pure Marc Girardelli, han detto parole bellissime su di me nel docufilm Una vita in salita».

Già, il docufilm: che cosa non si è ancora visto, scritto o detto su di lei?

«Abbiamo girato per molte ore, per poi fare una sintesi di un'ora e mezza. Non ci può stare una vita, ma dall'America mi hanno chiamato, magari ci sarà un sequel!».

America e il resto del mondo: il tifo per lei non ha confini. Che cosa prova?

«Mi emoziono in Italia, certamente, anche se restiamo un popolo di tifosi di calcio! Mi commuovo, però, dell'interesse che trovo per lo sci in luoghi remoti, come Polonia, Grecia, Albania, Montenegro, Bulgaria, dove una pista porta il mio nome. In Georgia per inaugurare un impianto, mi sono venuti incontro anche tre cuccioli di orso. Chissà quanto saranno cresciuti, speriamo bene... Vorrei davvero tornare a girare in questi Paesi!».

Sembra un reality: perché non ne ha mai voluti fare?

«Preferisco la vita vera. La famiglia, gli affetti e, adesso, la tranquillità. Sono fuori da tante cose, sto bene così».

Anche con i social non va d'accordo: perché?

«Forse sono di un'altra generazione, ma se scrivo una cosa tutti commentano come se mi conoscessero da vicino. Il mio social preferito? È il mio adorato fan club».

Non potrebbe, almeno, frequentare la Tv un po' di più?

«Se, 25 anni dopo il mio ritiro, parlano ancora di me, senza che io vada in Tv, forse ho avuto ragione io, no?».

Facciamo almeno un gioco virtuale: Marco Odermatt o Marcel Hirscher, chi è il più grande?

«Odermatt è il presente: è fortissimo perché ha saputo crescere in discesa, ma dico anche che Hirscher aveva, come me in passato, una concorrenza bella tosta. Con quel confronto con Henrik Kristoffersen o Alexis Pinturault ha saputo migliorarsi sempre ed è riuscito a vincere la coppa generale solo con gli slalom!».

Allora diciamo chi vorrebbe sfidare dei due?

«Hirscher in slalom e Odermatt in gigante. Senza paura!».

Certo poi, però, è lei a cambiare sport: si è cimentato con la motonautica. Colpa di un certo Ghedo?

«E del ragazzo di mia sorella! Con Kristian Ghedina abbiamo fatto tre tappe Venezia Cervia Pescara a favore della Romagna dopo l'alluvione. Ma tranquilli, non eravamo in gara!».

È vero che adesso con gli sci preferisce andare in salita?

«Ah, ma non vado mica nei bricchi! Faccio scialpinismo, però niente neve (troppo) fresca: risalgo fra i boschi, quando non c'è nessun altro. Poi in discesa, gli sci da scialpinismo ti salvano perché sono leggerissimi e quindi non mi posso scapicollare giù a 100 km all'ora. Così mi godo anche qualche stop gourmand ai rifugi. Tanto si bruciano un sacco di calorie in salita».

Lo scialpinismo diventa sport olimpico proprio in Italia nel 2026: può riprovarci!

«Ci farò un pensierino».

In fondo non ci possono essere olimpiadi senza AT.

«Abbiamo dei progetti, ma diciamo che ancora non sono stato convocato!».

Le piace l'idea di olimpiadi diffuse sull'arco alpino?

«I tempi sono cambiati: stare tutti vicini rendeva unico il clima dei Giochi ai miei tempi, ma anche così, c'è un senso più moderno di evento che tocca le diverse montagne italiane».

Dove le piacerebbe sciare ancora su questo pianeta?

«Vorrei provare la neve dell'Alaska, del Libano e dell'Atlante in Marocco».

Intanto l'hanno vista a Parma: parafrasando potremmo dire, Dove c'e Barilla... c'è Tomba? È un ritorno di fiamma di quel campione tutto da studiare con gli elettrodi, come nel famoso spot dei suoi storici sponsor?

«Con Guido, Luca e Paolo siamo amici. Sono passato a trovarli».

La verità: che cosa bolle in pentola? Essendo pasta...

«Sarà al dente!».

Per la Shiffrin e le sue prime 86 vittorie, Barilla, come main sponsor, ha coniato una pasta speciale. Per l'AT nazionale?

«E se facessimo un ricettario? Dalla A alla T di Tomba».

Alberto, che regalo vuole per il 2024?

«Scarponi e sci, ma spero che a farmi il regalo siano gli azzurri con le loro vittorie!».

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