Una pace che non c'è. Dea, il caso Gasp-Papu è davvero poco Real

Lite insanabile ma l'urna regala il Madrid. Per la Juve c'è il Porto. Lazio, ostacolo Bayern

Una pace che non c'è. Dea, il caso Gasp-Papu è davvero poco Real

L'Atalanta fila dritta contro i suoi muri: il Real Madrid come cadeau natalizio per la Champions e la lapide, incisa sui social, che detta la conclusione nel rapporto fra Papu Gomez e il suo allenatore, finiti su un ring dove è stato accartocciato il rispetto ed è andato all'aria il romantico rapporto fra il giocatore e la squadra del cuore. E se l'idea di affrontare il Real, con forte rischio eliminazione, avrà creato anche soddisfazione («Un grande orgoglio affrontare una squadra fantastica», parole e musica del presidente Percassi), i cocci di una storia di spogliatoio sono finalmente venuti alla luce con parole decisive dell'idolo argentino. Facce solari, facce scure, Bergamo non poteva chiudere peggio uno dei più tragici anni della sua storia. E non si parla di calcio. Mai come ora pallone e Champions potrebbero miscelare speranze ed illusioni, senso del brivido e rischio di castelli per aria.

Se ne starà aggrappata alla realtà la Lazio che andrà a sbattere contro il Bayern Monaco dove Miro Klose, indimenticato ex, fa il vice allenatore. Ma se il Real sta ritrovando antico umore, il Bayern continua a correre con prepotenza da panzer. Semmai sarà da vedere chi starà meglio tra febbraio e marzo. Infine alla Juve ha fatto comodo essere testa di serie: incrocerà il Porto squadra tosta, 3ª in campionato, guidata dal Conceiçao ex laziale, allenatore niente male. Cosa chiedere di meglio per cullare il pensiero? La Signora ha mai perso contro i portoghesi: nel 1983-'84 lodevoli perdenti in finale di Coppa delle coppe. Vista da Bergamo si dirà che la ruota della fortuna non è sempre una.

Ieri mattina sveglia con l'amaro addio del Papu, all'ora del pranzo l'amarissimo che fa benissimo con il sorteggio Real. Solo il tempo dirà chi abbia fatto più danni. Certo le parole sono femmine ed i fatti sono maschi. Pesanti quelli capitati dopo la penultima partita di coppa contro il Mydtylland. Con tutto il giocar di voci che ne è seguito: se ne va Gasperini, Papu in tribuna. Gasp c'è ancora, Gomez domenica è rimasto in panchina. Il tecnico ha strappato la possibilità di una riconciliazione. «Le scelte forti spettano alla società». E Gomez gli ha restituito la sberla (pardon, mani a posto), scritti che restano e lasciano il dubbio che ormai si senta solo. Non c'è più il club a difenderlo: «Cari tifosi atalantini vi scrivo qua perché non ho nessun modo di difendermi e di parlare con voi. Volevo solo dirvi che quando me ne andrò si saprà la verità di tutto. Voi mi conoscete e sapete che persona che sono. Vi voglio bene, il vostro capitano». Se qualcuno vuol farsi avanti. L'idolo potrebbe andarsene a gennaio, aveva rifiutato un ricco contratto da un club saudita e farebbe comodo a diverse squadre da scudetto. Juve? Napoli? Al Milan il gruppo senatori sembra completo. Gasp potrebbe salutare a giugno, visto che c'è chi tien famiglia e chi al portafoglio.

Ma un tecnico non può astenersi dall'accusa di colpevolezza, dopo un tal pasticcio. La famiglia Percassi ha cercato la mediazione, il presidente ama il sotto tono: stavolta forse serviva qualche tono in più. Però è sempre difficile capire se il tempo consuma ogni cosa oppure mitiga ogni grande piaga.

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