Palacio infilza il Toro E l'Inter bada al sodo

Festa di compleanno con ricordi da brividi Ventura senza difesa fa soltanto barricate I nerazzurri faticano, ma il 4° posto ora è a -1

Palacio infilza il Toro E l'Inter bada al sodo

Un compleanno felice per l'Inter e il suo popolo. Di questi tempi, nella Milano del calcio, bisogna accontentarsi. La candelina di Palacio consente a Thohir e Mazzarri di brindare e di ricominciare a vedere l'Europa. Sulla qualità della torta preparata dai neroazzurri si può anche discutere ma forse è più importante onorare l'appuntamento con la storia del casato e con la ricorrenza celebrata con una serie di filmati da brividi (gli applausi più intensi dello stadio destinati, tanto per cambiare, a Mourinho). L'Inter ha ripreso a marciare spedita, come fece nella prima parte della stagione. Cifre alla mano, è il quinto risultato utile di fila, una striscia molto promettente dopo tanti, troppi pareggi che ne hanno rallentato la rifondazione: in classifica adesso c'è un solo punto di differenza dalla Fiorentina e dal quarto posto. Sul gioco (o torta), e sul vecchio vizio di non riuscire mai a chiudere i conti col rivale, si può soprassedere. Ma almeno il tabù di San Siro è stato esorcizzato, aggiungendo questo successo sul Toro a quello con il Sassuolo per il quale non ci sono stati cortei in piazza Duomo. La maggiore qualità del centrocampo e anche la presenza di una seconda punta, fissa in area di rigore altrui, hanno di sicuro potenziato l'impatto dell'Inter sul Torino. Hernanes, per esempio, ha cercato di sopperire da par suo alle carenze stilistiche, al resto hanno provveduto il ritrovato smalto di Cambiasso e la sua intesa perfetta con l'altro decisivo esponente della schiatta argentina, Rodrigo Palacio. Dal loro uno-due, è nato il sigillo, l'unico, che ha piegato la ridotta resistenza del Toro, con una difesa inventata, ma rimasto dentro il fortino di Padelli per troppo tempo, in modo arrendevole, senza riuscire a procurare qualche grattacapo ad Handanovic.
L'esibizione dell'Inter ha un copione scontato. Un tormento riuscire a far breccia nella boscaglia di maglia bianche, ancora più complicata la ricerca del 2 a 0 per mettere al sicuro il risultato e vivere un pomeriggio sereno. Qui le spiegazioni sono un paio: 1) Icardi ha goduto di pochissimi rifornimenti, appena uno, di Cambiasso, su cui poter esprimere il suo talento balistico; 2) Guarin non è mai riuscito a spaccare la partita, a vincere duelli significativi; 3) sui lati Jonathan e Nagatomo hanno goduto di pochissima libertà. Mazzarri è rimasto sulle spine fino all'ultimo assalto e finalmente ha riammesso a corte Kovacic che è titolare nella sua nazionale ed è impensabile che non possa trovare spazio nello schieramento interista. Certo ha bisogno di trovare la posizione giusta e di recuperare la fiducia persa per quel famoso episodio di Torino, contro la Juve. In coppia con Hernanes, e col contributo di un Guarin più ispirato, può offrire le energie migliori all'Inter in vista dello sprint europeo. Solo il profeta ha sfiorato il raddoppio nella ripresa a pochi rintocchi dalla fine: questo è il deficit sul quale WM (convinto di meritare tutte le panchine d'oro dell'ultimo decennio) deve lavorare sodo.
Il Toro ha dimostrato in modo plastico che non è moltiplicando i difensori che si può offrire una difesa degna. Ventura ha schierato sempre 5 a protezione di Padelli ed è crollato in una circostanza non certo irresistibile. Non solo.

Ma quando ha visto che lo 0 a 1 era ancora rimediabile ha atteso gli ultimi 5-8 minuti per liberare in campo anche Meggiorini, oltre a Immobile e Cerci sgonfiati dagli straordinari in Nazionale. La terza sconfitta di fila ha cancellato dall'orizzonte ogni ipotesi di rincorsa europea. Meglio pensare alla salvezza in largo anticipo.

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