Coronavirus

Parigi non vale un siero. Nole No-Vax accerchiato si consola con i suoi fan

Obbligo vaccinale in Francia per gli sportivi stranieri. Champions e Sei Nazioni coinvolti

Parigi non vale un siero. Nole No-Vax accerchiato si consola con i suoi fan

Come volevasi dimostrare, finisce poi che da un fiocco di neve si crea una valanga. Bastava che Novak Djokovic, ricevuta l'esenzione per partecipare agli Australian Open, fosse partito per Melbourne senza fanfare sui social: arrivato lì, chi l'avrebbe fermato alla frontiera? E invece il suo caso sta diventando un affare internazionale, nel quale la Serbia resta orgogliosamente sulle sue posizioni: Nole, arrivato dal viaggio di ritorno dopo l'espulsione, è svicolato da una porta posteriore dell'aeroporto. Ma la folla lo attendeva, così come sulla torre più alta di Belgrado una scritta sul maxischermo lo salutava con un «sei il nostro orgoglio». Ora lui si riposerà senza parlare per un po', ma mentre dall'altra parte del mondo il premier Morrison comincia a mollare la presa («i tre anni di bando? Non penso: quando vorrà tornare qui valuteremo la situazione e sarà il benvenuto»), lo sport lo sta accerchiando con una mossa a tenaglia. E si comincia dalla Francia.

Ricordate le parole di ieri della ministra dello Sport Roxana Maracineanu? Ecco, il governo Macron ha già sbianchettato tutto, facendo sapere che sì - è vero - gli atleti non vaccinati possono entrare nel Paese, ma in realtà non possono entrare negli impianti sportivi con pubblico. Insomma: non è vietato, ma... Questo vuol dire niente Roland Garros per Djokovic e per i pochi rimasti come lui, ma anche sfide a rischio per chi non vuole farsi il siero. Per dire: ci sarebbe tra un po' un bel Psg-Real Madrid di Champions League allo stato però non risultano renitenti al vaccino nelle due squadre), ma soprattutto (per i francesi) il Sei Nazioni di rugby e un torneo internazionale di judo. Che si disputeranno regolarmente solo per chi ha fatto l'intero ciclo di punture.

Insomma: la situazione non è rosea per chi non crede che il virus si combatta con la medicina. E mentre in Cina gli organizzatori delle Olimpiadi hanno deciso di chiudere la biglietteria a un mese dai Giochi invernali perché preoccupati da Omicron, in Europa lo sport si attrezza a rimanere aperto ma senza sconti per nessuno. Allo stato Djokovic potrà ripartire dai tornei del nostro continente (niente Indian Wells né Miami a marzo/aprile), contando sul periodo di sei mesi dalla negativizzazione seguita al famoso tampone positivo del 16 dicembre. Sergio Palmieri, direttore degli Internazionali di Roma, a tal proposito ha detto: «Qui potrà venire senza problemi, se le regole restano quelle attuali». Ma siamo sicuri che resteranno così? Il sottosegretario Costa a La Politica del pallone: «Obbligo vaccinale per gli atleti? Il messaggio forte è che si deve fare il siero, nessun passo indietro. E per gli stadi da febbraio l'obbiettivo è premiare chi è in regola, per tornare al 100%». Seguiranno insomma altre polemiche, il fatto però è che alla maggior parte dei giocatori la cosa ormai non interessa più. A Melbourne si è finalmente cominciato il torneo e Rafa Nadal, all'ennesima domanda sul tema, è sbottato: «Sono un po' stanco di rispondere: quando il giudice aveva restituito il visto a Novak, aveva detto che la giustizia aveva parlato. Adesso vale lo stesso: io credo nella giustizia. Per cui basta: in questa vicenda non è l'unico che ha sbagliato, ci sono tanti responsabili. Ma lui è uno di quelli».

Punto.

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