Da Paris a... Paris. Lezione ai norvegesi. E la Stelvio è italiana

Dominik beffa re Svindal e il compagno Jansrud. Era suo l’ultimo successo degli uomini azzurri

Da Paris a... Paris. Lezione ai norvegesi. E la Stelvio è italiana

L’attesa stava diventando lunga, il digiuno cominciava a innervosirlo, così la belva affamata è uscita allo scoperto ed è andata all’attacco. E fra salti scomposti e curve al limite, in centosedici secondi e novantacinque centesimi a oltre cento chilometri all’ora di media, la preda è stata conquistata. E che preda! Vittoria sulla Stelvio nell’ultima discesa del 2017, vittoria su Aksel Lund Svindal, il dominatore delle ultime due gare, vittoria sulle nevi italiane, che è sempre cosa bella e gratificante. Dominik Paris per un giorno è tornato il re e a pancia piena si è finalmente lasciato andare ad un sorriso, quello che gli era mancato negli ultimi quattro mesi, passati a cercare le giuste sensazioni sugli sci, i tempismi, soprattutto i materiali con cui ritrovare la sicurezza indispensabile per attaccare e quindi essere veloce. Era cupo ultimamente Dominik, nervoso e inquieto.

Ma dopo il 16° posto nella prima discesa di Lake Louise, un passo alla volta è tornato davanti a tutti, là dove aveva chiuso la scorsa stagione ad Aspen, ultima vittoria di un italiano, maschio, in coppa del mondo. Da Paris a Paris dunque, perché un campione come lui, al nono centro della carriera (l’ottavo in discesa), non può perdersi, uno che vince due volte sulla Streif e due, con ieri, sulla Stelvio non è uno qualunque e se solo non avesse tanti alti e bassi, anche umorali, chissà dove sarebbe. Di sicuro la vittoria di ieri gli darà la carica per il resto della stagione: «L’Olimpiade è lontana e prima ci sono tante altre gare, ma spero di mantenere questa forma e anzi crescere ancora fino a febbraio».

Vincere fa sempre bene e anche se ieri Paris è stato il solo azzurro soddisfatto a fine gara, Fill ha ammesso che il suo grande risultato farà bene a tutti. Peter, 13° posto finale, così come Christof Innerhofer, 14°, ha vissuto una giornata strana, finendo indietro senza capire troppo il perché. La neve era cambiata rispetto alla prova di martedì che li aveva visti davanti a tutti, a mancare è stato quindi l’adattamento, anche con i materiali, alla nuova situazione. Paris, Svindal, Jansrud è dunque il podio finale, e che podio! I due norvegesi stavano già assaporando il bis della doppietta in Val Gardena, ma Paris ha rovinato i loro piani battendo Aksel per 4/100 e Kjetil per 17. «Siamo vicini e su questa pista tanto difficile è strano, ma non è la prima volta, visto che nel 2012 con 1 solo centesimo di distacco mi ritrovai addirittura terzo» ricorda Svindal, e Paris se la ride ricordando quella vittoria, condivisa con l’austriaco Reichelt, ieri quinto dietro anche allo svizzero Beat Feuz. «I quattro centesimi? Sì, mi è andata bene – ammette l’azzurro -, ma finire davanti ai norvegesi non è mai facile, bisogna andare veramente forte e io oggi sono felice di aver ritrovato la sciata e la sicurezza che mi erano mancate finora. La neve nuova? Evviva, l’inverno così deve essere, con tanta neve!».

E dopo il giusto onore reso ai vincitori, qualche riga se la merita anche l’ultimo della classifica, lo sconosciuto polacco Pawel Babicki, che si è fatto oltre metà della Stelvio con uno sci solo, emulando l’indimenticabile Bode Miller dei

Mondiali 2005 e anzi, facendo ancora meglio, perché se l’americano era crollato esausto sul muro finale, lui è arrivato fino al traguardo, tagliato con 36 secondi di ritardo da Paris. Ma cosa conta? Ieri anche lui è stato un re.

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