Piove e la Rossa si perde ancora. Ma Hamilton no: è sempre pole

Prime sull'asciutto e poi... Seb senza batteria, Kimi senza benzina. E Vettel accusa: "Il team dovrebbe gestirci meglio"

Piove e la Rossa si perde ancora. Ma Hamilton no: è sempre pole

Vettel davanti nelle prime libere di Spa-Francorchamps, Raikkonen leader nelle seconde e terze e i due ferraristi a braccetto, Sebastiano primo con record della pista e Kimi a seguire, nel Q2 di qualifica che decide le gomme per la gara e che rivela quanto si è veloci un attimo prima del rush per la pole. Invece no. Invece finisce con Vettel e Raikkonen rispettivamente secondo a sette decimi e sesto a 4 secondi e mezzo da Lewis Hamilton in pole: la numero sei quest'anno, la 78 in carriera. Potremmo chiamarla sfortuna ferrarista, visto che per la terza volta nel 2018, la seconda di fila in qualifica, la Rossa è la più veloce sull'asciutto ma la pioggia arriva a scombinarne assetti e speranze. Ma non si tratta di sfortuna. Alla Ferrari, purtroppo, manca ancora qualcosa. E non è la macchina arrivata in Belgio con la terza evoluzione del motore (come la Mercedes), non sono le prestazioni, semmai è la serendipity. Che non è solo serenità, non è solo il celebre film ma, cita il dizionario, «è la capacità di scoprire qualcosa di inatteso e importante che non ha nulla a che vedere con quanto ci si proponeva o si pensava di trovare», soprattutto è «la capacità di cogliere e interpretare correttamente un fatto rilevante che si presenti in modo inatteso e casuale». Nello specifico: la pioggia. Alla Ferrari manca questo perché è un insieme di gruppo che purtroppo patisce gli eventi improvvisi. Succede ai suoi piloti in pista, succede ai suoi uomini al box. Non c'è serendipity nelle parole di Sebastian Vettel quando una volta di più dimostra di non essere Michael Schumacher e fa quel che Schumi non aveva mai fatto: critica il team. «Probabilmente non abbiamo avuto il tempismo perfetto, ma avevamo il passo per la pole... Ho poi scoperto che la batteria era poco carica... dovremmo essere gestiti meglio dalla squadra» le sue parole subito bilanciate dall'ennesima autocritica: «Lewis con la pioggia è stato grande, io non sono riuscito a mantenere tutta la calma necessaria... però in gara possiamo far bene». Ha ragione. Scattando in prima fila oggi lotterà per la vittoria. Ma senza serendipity.

Quella in cui invece sguazza Hamilton mentre conta i 24 punti di vantaggio e felice come una Pasqua ammette «è stata una delle qualifiche più difficili di sempre... Comunque nel Q2 asciutto ero a mezzo decimo da Vettel». Lui, come Ayrton Senna ai tempi, definito mago della pioggia. Il che fa un po' sorridere perché tutti i piloti di F1 dovrebbero essere per statuto maghi della pioggia, sono in 20 nel mondo e che diamine... Contraddizioni di uno sport che cerca di salvare se stesso dal progressivo calo d'interesse, senza capire che i mali che lo stanno divorando li ha tutti dentro. Prendiamo Lawrence Stroll, il papà miliardario che, dopo aver speso 80 milioni di dollari per trasformare il figlio Lance in un pilota, ha comprato la Force India per regalargli anche una monoposto più competitiva della Williams. Sogna di affidargliela già a Monza. Quale credibilità può avere uno sport in cui i piloti del futuro si sfornano anche così? Fatto sta, i due titolari del team neo acquistato, Ocon (destinato a cedere il volante a Stroll) e Perez hanno dato l'anima per difendersi dal figlio di papà. Terzo e quarto tempo, seconda fila.

Poca credibilità rafforzata anche dalle vicende che riguardano i gregari di lusso Mercedes e Ferrari: Bottas e Raikkonen. Il primo ha rinnovato dopo essersi messo a pelle di leopardo al servizio di Hamilton. Montata l'evoluzione 3 del motore, ma cambiato anche il turbo, Valtteri scatterà penultimo.

Il secondo ad ogni gara aspetta via radio ordinazioni dal box su come aiutare Vettel. A Spa ha vinto quattro volte, compresa la sua ultima da ferrarista, nel 2009. Oggi farà il maggiordomo. A meno che Seb non ne combini una delle sue. Anche questa non è serendipity.

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