Pippo, febbre da Juve Tassotti in difesa: "Firmerei per il pari"

Il vice Inzaghi: "Anche ai tempi di Sacchi e Capello non era facile imporsi a Torino. Max ha cambiato la Signora in punta di piedi"

Pippo, febbre da Juve Tassotti in difesa: "Firmerei per il pari"

Milanello - C'è la Juve dietro l'angolo del Milan e Inzaghi è rimasto sotto le coperte per l'influenza. A Torino stasera non mancherà all'appuntamento ma ieri, per lui, ha parlato, con ampia cognizione di causa, Mauro Tassotti che è la memoria storica di Milanello e che pratica un linguaggio schietto, trasparente, banditi i luoghi comuni, «i ragazzi si sono allenati bene», «serve lo spirito» e via di questo passo. E in particolare è stato in grado di offrire risposte plausibili ai quesiti che da settimane hanno assediato il fortino di Pippo e ai quali nemmeno Galliani, in pubblico, ha offerto una spiegazione. Perché quel gennaio disastroso? «L'ipotesi più attendibile può essere la seguente: abbiamo sottovalutato gli avversari (Sassuolo, Torino e Atalanta, ndr), abbiamo perso partite e sicurezze, poi c'è stata la serie degli infortuni, infine ci abbiamo messo del nostro» la risposta. Benedetto Tassotti.

Secondo quesito: perché il Milan prosegue (è accaduto anche contro il Parma) nel prendere gol da calcio piazzato? «In verità è un deficit che si ripete da qualche anno, succedeva anche ai tempi di Ancelotti. Abbiamo terzini e centrocampisti non particolarmente alti, abbiamo provato diverse soluzioni, marcatura a zona e a uomo, senza risultati. Col Parma c'è stata una disattenzione» la seconda risposta.

Terzo quesito del giorno: come giocherà il Milan a Torino contro la Juve? Ripeterà le barricate viste col Toro (in inferiorità numerica), con la Lazio di recente e anche con la Juve nella sfida dell'andata? A registrare bene la replica di Tassotti è sembrato a un certo punto di riascoltare una vecchia e divertente gag di Bruno Pesaola (se la sua squadra attuava il catenaccio rispondeva secco:_«Noi volevamo attaccare ma gli avversari ci hanno rubato la idea»). Tassotti, che è uomo di calcio, e non è capace di vendere la fontana di piazza Navona, ha parlato così: «Ci piacerebbe giocare una partita aggressiva, un pareggio ci farebbe comodo, conterà essere ordinati in campo ma bisognerà vedere se la Juve ci consentirà tutto ciò. In certi casi è come a braccio di ferro: bisogna resistere agli strappi del rivale» la sua promessa che tiene conto anche delle esperienze del passato. «Persino ai tempi di Sacchi e Capello non era facile andare a Torino e dettare legge», l'amarcord attendibile di Tassotti che ha lasciato poi a Pippo il compito di sciogliere i due ballottaggi: Zaccardo-Rami per il ruolo di terzino destro, Honda-Cerci per quello di attaccante di binario destro, scelte che segnalano le caratteristiche del tecnico. Il giapponese può garantire una maggiore collaborazione a centrocampo e difesa, la presenza dell'ex granata sarebbe una plastica dimostrazione del coraggio che ci vuole a Torino per non farsi stritolare dalla Juve. Così per il difensore di destra. «Zaccardo, con Menez, è stato tra i migliori contro il Parma, eppure non ha mai giocato una partita intera», l'omaggio dell'apprezzato vice al guerriero rimasto in panchina. Per la cronaca, Rami, da laterale, con il Sassuolo lasciò varchi e spazi vitali a Sansone. Con la Juve di Allegri, Inzaghi ha il nervo (personale) scoperto, Tassotti, che di Max è stato un leale e preziosissimo collaboratore, è un giudice attendibile del lavoro fatto a Vinovo: emergono anche qui le differenze tra i due. «Pippo è meticoloso, studia tutto, deve farsi l'esperienza nella gestione del gruppo.

Max è stato abile nell'entrare in punta di piedi nella Juve e nel trasformarla secondo la sua idea di calcio. Anche la Juve in passato ha vissuto momenti complicati, il Milan deve tornare alle posizioni avute per 25 anni», la chiosa di Tassotti. È sembrato proprio da Milan.

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