nostro inviato a Torino
La Juventus ha fatto i tre punti, l'Atalanta ha dimostrato ancora una volta di non meritare i bassifondi della serie A, ma sicuri che l'Europa non c'entrava per niente? Quando sei affascinante, e tra fianchi e grandi orecchie fai sognare, puoi permetterti di tutto. Allegri aveva un solo grande timore, temeva che i suoi scendessero in campo con in testa la Champions. Duro, lunghe pause per far capire che non aveva intenzione di farla passare, soprattutto con chi aveva equivocato sulla sfida al Borussia. Segno evidente che nonostante fosse il contrario, l'andata con i tedeschi veniva prima di quella con i bergamaschi.
Alla Juventus la Champions manca come il pane, lo sa anche Allegri e il turn over era dato per certo. Invece il livornese ha preso il mondo per i fondelli, niente sosta per il diffidato Pogba in proiezione Roma della 25esima, un'altra mano tesa a Llorente, dentro il Pirlo banale di queste ultime uscite. E questo perché questi tre punti erano fondamentali per autostima e classifica. Una sola sciabolata: Vidal neppure convocato, ufficialmente per un problema, leggero, al tendine dell'adduttore sinistro. In realtà mancanza di comunicazione e poca voglia di venirsi incontro, per il cileno futuro incerto se non abbassa la cresta. Fra Borussia Dortmund, probabili partenze e Roma, ci si aspettava di vedere una Juventus a metà, scossa, nonostante il rientro di Tevez e il suo mitico quarto d'ora. E così è stato, gara velenosa con un'Atalanta uscita a pezzetti con l'Inter ma dopo aver giocato in dieci una gara da vera squadra.
Anche Colantuono puntava molto sulle distrazioni Champions e i primi quaranta minuti sembravano dargli ragione. Dopo tanto sferragliare nella metà campo bergamasca, la Juventus non era riuscita a far paura a nessuno. Nell'ordine: Padoin che cicca clamorosamente in area su servizio di Caceres (11'), applauso d'incoraggiamento a Llorente, fermo come una gamba del tavolo, per un passaggio laterale di tre metri(15'), destraccio di Bonucci fuori di moltissimo (19'), sul prosieguo Pirlo per Llorente in area e destro da dilettante, Pereyra a 50 centimetri da Sportielo che gli mira le gambe (27'). E in mezzo a tutto questo il gol di Migliaccio al termine di un'azione tambureggiante di Emanuelson che filava via in fascia sinistra, la metteva in area, Pirlo in affanno deviava su Baselli, destro forte e centrale, paratona di Buffon, angolo, testa, gol. Era il 25' e la Juventus si è presa una bella manciata di fischi.
La reazione c'è stata subito, veemente ma il pari è arrivato dopo mischia furibonda davanti a Sportiello, tipo rugby, in quattro juventini sulla palla con il portiere atalantino a terra imprigionato fra le gambe bianconere, Llorente con la punta, Tevez in clamoroso fuorigioco.
Senza quel destro fantastico di quel banale di Pirlo da 30 metri che s'infila all'incrocio di sinistra di Sportiello, il pari di Llorente poteva quasi sembrare immeritato.
Sul vantaggio poi la Juve si è messa a fare la Juve decapitando per l'ennesima volta la suspance di un campionato dal destino segnato. L'Atalanta ha retto forte, le mancavano Estigarribia, Biava e Moralez, panca per l'acciaccato Gomez, squalificati Banalouane, Pinilla e Carmona, nel finale perde Zappacosta. E ha perso senza star lì a piangere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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