Il presidente Juve: «Certi giovani non sanno cosa siano Heysel, Shoah, Superga»

Il presidente Juve: «Certi giovani non sanno cosa siano Heysel, Shoah, Superga»

Firenze «Comprendo lo stato d'animo di Mariella Scirea, è una reazione legittima». Centro Tecnico di Coverciano, metà mattina, seminario Ussi, Andrea Agnelli parte da qui e va lontano. Un'analisi lucida e costruttiva sul momento del calcio italiano. Poi la parte più delicata, una sorta di appello: «É una battaglia da combattere assieme, ma ognuno faccia la sua parte: Stato, società e stampa».
Mariella Scirea si era espressa in questo modo dopo i cori anti-semiti partiti da quel settore dello Juventus Stadium: «Se continua così, potrei chiedere di cambiare nome alla curva che oggi è intitolata a mio marito». Andrea Agnelli si è schierato al fianco della signora Scirea, ma ha allargato il concetto: «Bisogna stare attenti a non enfatizzare certe situazioni, altrimenti si rischia di dare visibilità a 20-30 persone, che non la meritano. Non possiamo diventare l'amplificatore di un gruppo ristretto di persone. E come dicevo ognuno faccia la sua parte, ma combattiamo assieme. E faccio un esempio: quando abbiamo portato 12mila bambini in curva, iniziativa elogiata da Blatter, c'è stato un coro sbagliato e alla fine a quello è stato dato risalto. Dobbiamo capire con chi ci relazioniamo: sono soprattutto giovani che non sanno niente di Superga, Hyesel e Shoah e grazie a queste brutte cose il giorno dopo diventano protagonisti. Domenica scorsa, dopo la gara con la Fiorentina, sono tornato a casa alle 19: io e i collaboratori non avevamo sentito niente durante la partita, ma ho trovato un comunicato di protesta della comunità ebraica. E così, un cartello con l'immagine di Chiellini (ieri identificato il tifoso viola autore del disegno ndr.), con scritto il numero 39 può essere valutato striscione di clamorosa scorrettezza...? Allora capiamo una volta per tutte quale sia il giusto passaggio per non trasformarci noi in clamorosa cassa di risonanza...».
Il presidente ha raccontato un altro particolare: «Sono andato a Parigi, all'Unesco, per presentare due progetti della Juve contro il razzismo. A fine incontro ho fatto una battuta su Pogba. Bene, il giorno dopo aveva tutti i titoli sui giornali, mentre la nostra iniziativa è passata quasi inosservata...».
Vederlo sedere al fianco del presidente Abete, ha fatto pensare che fosse stata siglata la pace con la Federazione: «Ci sono contenziosi aperti - ha risposto Agnelli - Ma dobbiamo lavorare con correttezza per far crescere il calcio». Poi le seconde squadre: «Servono assolutamente, i nostri giovani non possono crescere in Lega Pro. E Fausto Rossi è costretto a emigrare al Valladolid per far gol al Barcellona...». Duro anche sulle legge per i nuovi impianti sportivi: «Buona per snellire la burocrazia, ma carente sul tema dei finanziamenti: credo che per i prossimi due-tre anni non vedremo nuovi stadi e senza quelli non andremo da nessuna parte».
Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha sottolineato «come le parole della moglie di Scirea facciano riflettere e creino tristezza ed imbarazzo. Il mondo del calcio deve guardarsi in faccia, con onestà, di fronte a ciò che sta accadendo dentro gli stadi, non sono più casi isolati».

Abete ha puntato l'indice sui comportamenti: «In Italia il problema è quello prima ancora dei regolamenti. A fine stagione faremo una valutazione ampia sulle normative, a cominciare da quella relativa alla discriminazione territoriale».

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