Il primo scudetto con il Var non ha fermato la Juventus

Allegri&C. all'inizio hanno contestato la novità, poi hanno finito per apprezzarla. Ma i veleni non finiscono

Il primo scudetto con il Var non ha fermato la Juventus

La Juventus stabilisce un altro record: è la prima squadra ad avere vinto il primo campionato del Var. Uno scudetto che vale doppio. Lo scudetto che supera e demolisce l'aria malefica che ha accompagnato questo gioco fino all'introduzione della tecnologia, alla cosiddetta svolta, all'arrivo della giustizia. Ovviamente scherzo, ovviamente provoco, ovviamente, però, trattasi di verità, Juventus campione, per la settima volta consecutiva, un risultato che entra nella leggenda avendo già frequentato cronaca e storia. Sette scudetti con due allenatori diversi, in tutti i sensi, vicini per esperienza di campo, distanti per filosofia del lavoro. Ma il totale è stato analogo, anzi, con il tempo, è migliorato. Lo scudetto del o della Var ha avuto contrastanti opinioni in corso d'opera. Proprio la squadra bianconera è stata la vittima designata in fase di avvio, alcune decisioni sono sembrate essere indirizzate a un nuovo corso, predestinato, quasi una vendetta per il passato fosco.

E, invece, la Juventus ha resistito a tutto, anche a una propria involuzione tattica, al logorio di alcuni dei suoi protagonisti, per evidenti ragioni anagrafiche, alle scelte di mercato, agli infortuni, molti, direi troppi, ai cambi di formazione, idem come sopra, molti, direi troppi, alla gloria prima e alla depressione dopo di Dybala, alla crescita di Douglas Costa, all'appassimento di Alex Sandro, brasiliani contraddittori per caratteristiche ma uguali per malinconie improvvise.

Potrei quasi dire che Allegri abbia utilizzato il Var in casa, ha rivisto e corretto disegni di gioco e posizione di alcuni, ha insistito nell'uso, improprio, di Sturaro nei ruoli più improbabili, ha rivoluzionato la terza linea, ha riposto fiducia eterna, a volte inspiegabile, in Mario Mandzukic ben sapendo che davanti, Gonzalo Higuain avrebbe fatto sempre e per sempre il suo lavoro, affamato di gol.

Dunque la tecnologia non ha modificato le buone abitudini bianconere, l'importante non è partecipare ma vincere, lo spirito decoubertiniano (altra fake story) non rientra nel catalogo della ditta juventina, Agnelli-Nedved-Marotta-Paratici hanno ribadito la tradizione secolare, smarrita per un breve tratto da folkloristiche scelte della proprietà. La nuova e ultima Juventus è uguale a quella antica e conosciuta, la migliore delle provinciali, la più perfida e cinica tra le nostre grandi squadre.

Il vento cattivo delle polemiche l'ha frustata più volte, ci sono stati momenti in cui l'equilibrio è venuto a mancare ma subito è stata ritrovata la posizione giusta, grazie all'esperienza dei cosiddetti veterani e alla fortuna che aiuta gli audaci e non soltanto. Sette volte campione in sette anni consecutivi può mandare a noia gli avversari ma non chi vive soltanto di questo, della vittoria, della lotta fino all'ultimo secondo che può essere anche fatale, negativo, come in Champions a Madrid, ma fertile, felice, positivo come in alcune situazioni di campionato, Lazio, Inter, per citare a memoria.

Presumo che il film di questo campionato verrà rivisto per capire la lezione, per migliorare lo studio, cambiando libri di testo.

Il futuro è ancora da scrivere, non è accaduto nulla di strano. La Juventus ha vinto. Ha battuto il proprio record, ha battuto l'occhio delle telecamere. Tra qualche mese si ricomincia, come prima e più di prima. C'è l'ottavo scudetto da conquistare. Scommettiamo?

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