«Ho comprato cinque partite, a 100 mila euro l'una, temevo la retrocessione della mia squadra». La confessione del patron del Catania Antonino Pulvirenti - anzi ex patron dopo le sue dimissioni, ha anche riconsegnato la licenza dello stadio Massimino e il club ha nominato un amministratore unico per l'iscrizione ai campionati, entro oggi serve la fideiussione da 800mila euro - al procuratore della città etnea Giovanni Salvi dà un'improvvisa accelerata all'inchiesta chiamata «I treni del calcio» già nella prima giornata degli interrogatori di garanzia. Nella quale tutti gli indagati si avvalgono della facoltà di non rispondere, tranne Pulvirenti e l'ex ad etneo Cosentino. Che al procuratore ha detto: «Se è vero quello che c'è scritto qui è una follia, se Pulvirenti l'ha fatto ha commesso una follia».
Le partite incriminate, indicate nelle carte dell'inchiesta, sono Varese-Catania 0-3 del 2 aprile; Catania-Trapani 4-1 dell'11 aprile; Latina-Catania 1-2 del 19 aprile; Catania-Ternana 2-0 del 24 aprile e Catania-Livorno 1-1 del 2 maggio. Quest'ultimo incontro non rientra nel filotto di successi rossoblù, che è però aperto da Catania-Avellino (1-0) del 29 marzo, sul quale sono in corso accertamenti. Mai un caso di combine era stato smascherato così facilmente e senza troppo sforzo da parte degli inquirenti. Ed è incredibile come un presidente con un'ampia esperienza nel calcio, addirittura con un ruolo di consigliere federale un paio di anni fa, si sia comportato con tale spudoratezza, evidentemente convinto dell'impunità. Ciò nonostante almeno anni di inchieste, di processi e squalifiche di tutti i tipi, di campionati rivoluzionati, di intercettazioni che hanno scandagliato qualsiasi angolo del pallone.
I legali di Pulvirenti si sono subito affrettati a precisare che il loro assistito ha «ammesso di avere avuto contatti» per «condizionare il risultato di alcuni incontri», ma ritiene che i «contatti non abbiano avuto alcuna reale incidenza sull'esito degli incontri», negando poi le scommesse su tali partite. Chiaro l'intento di limitare i danni, ma la posizione del Catania calcio è davvero critica. «La giustizia sportiva prevede per responsabilità diretta la radiazione per le persone e la retrocessione per le società», sottolinea su Twitter il presidente della Lega di B Abodi. Quindi Lega Pro inevitabile per gli etnei, anche se nello scandalo Calciopoli del 2006 per la Juventus arrivò addirittura la richiesta del pm di una doppia retrocessione, poi evitata nei vari gradi di giudizio. Ora si dovrà sapere chi, quanti e come tesserati e club si sono venduti le partite al Catania. Considerando che il Brescia è in pole per la sostituzione del fallito Parma, l'Entella - sconfitta nel playout dal Modena - dovrebbe essere l'eventuale ripescata in luogo degli etnei.
Chi dovrà fare in fretta è la giustizia sportiva: oggi incontro tra il presidente Figc Tavecchio e il procuratore federale Palazzi al quale seguirà una conferenza stampa che servirà per fare il punto sulla calendarizzazione dei processi sportivi. Sul tavolo di Palazzi le carte di Catania sono arrivate solo ieri, ma già ci sono quelle dell'inchiesta Dirty Soccer di Catanzaro che riguarda la Lega Pro e quelle del Cremona bis. Sarà un'estate caldissima: i processi potrebbero slittare sino ad agosto, in questo caso ci sarebbero addirittura tre campionati (la B dove va appurato anche il coinvolgimento della neopromossa Teramo, la Lega Pro e la D) costretti a fare i calendari chissà quando.
Nell'inchiesta non entra Claudio Lotito: l'avvocato Peluso, a chi gli chiede conto del
presidente della Lazio, risponde: «Non era nell'ordinanza, non è stato oggetto di valutazione da parte dei giudici». E Lotito, anche consigliere federale, ha denunciato l'ennesimo tentativo di screditarlo e di screditare la Figc.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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