C'è molta eccitazione nel mercato di gennaio. Troppa, direi. Una volta veniva definito di riparazione, oggi è di rilancio, quasi di sfida. Si muovono le prime in classifica che, stando ai punti, non ne avrebbero bisogno. Si agitano meno quelle in corsa alle loro spalle, mentre ne avrebbero maggiore necessità. Gonfiano i conti in banca i procuratori che approfittano della fame di dirigenti e allenatori per piazzare, a cifre volgari, i propri assistiti. Volgari perché il calcio mercato è maleducato, arrogante, spocchioso, serve a mascherare errori ed omissioni estive, è una pezza a imprevisti causati da infortuni o prestazioni negative. Milano e Torino, alla voce Milan e Juventus, si scaldano per un trentottenne e un diciannovenne, entrambi svedesi di araldica slava. L'Inter che è fuori dalla Champions vuole rinforzarsi seriamente dunque puntando sulla conquista dello scudetto, altrimenti rinvierebbe tutto alla prossima estate. Si muove appena il Napoli dopo aver distrutto il presepe allestito negli anni passati, la Roma cambia di proprietà ma resta americana anche se, per ora almeno, c'è più propaganda che arrosto. La sola squadra che non cambia aria è la Lazio, euforica per la doppia e chiara batosta inflitta alla Juventus e a tre punti dalla coppia di testa, pronta a vestire i panni del maggiordomo omicida. Poche le trattative vere, molte, moltissime le balle, alcune colossali, messe in circuito dai cosiddetti social, sui quali scrivono due tipi di animali, cani e porci.
Il mercato è agli inizi ma, a pensarci bene, è rimasto sempre aperto, di Ibra si sapeva e ora si sa, di Kulusevic si intravvedeva il profilo, di Vidal anche, non ci sono grandi colpi di scena anche perché, a gennaio, chi vende ha deciso di liquidare o di non rinnovare, chi compra ha bisogno di riparare. La crisi finanziaria non riguarda il calcio, o meglio riguarda i club in affanno con le banche, tra debiti e prestiti, ma non calciatori, allenatori e procuratori che in banca si presentano per prelevare. Continua.
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