Quando al Var mettiamo Don Abbondio

Quando al Var mettiamo Don Abbondio

D i Var si può morire ma si può anche rinascere. Chiedere alla Roma, frenata da Rocchi che non ha visto un rigore chiaro, senza consultare il monitor che invece ha ribadito un fallo di mano di Brozovic e ha permesso alla stessa Roma di tornare in partita con Kolarov. Serata strana, come l'Inter molto gigiona, molto presuntuosa, sicura di poter sfamarsi su quello che restava della Roma. Così non è stato, la squadra di Spalletti ha offerto un secondo tempo molliccio, soltanto il gol imperioso di testa di Icardi ha fatto sognare il popolo nerazzurro ma l'argentino nulla ha fatto dopo, così come nulla aveva fatto prima. E attorno a lui molta, troppa accademia con alcune sceneggiate di Spalletti Luciano a bordo campo. L'ultima sua recita ha costretto Rocchi a spedirlo nello spogliatoio.

Vista una Roma più che dignitosa, intravisto, finalmente, Schick, enorme Florenzi, mentre l'Inter, come detto, si è limitata ad amministrare e quando ha inserito Lautaro Martinez, Vecino e Politano ha dimostrato di giocare con le figurine più che con il gioco. Risultato infine giusto, a parte la topica di Rocchi e della sua orchestra. Ormai la Var room è una commedia buffa, abitata da don Abbondio senza coraggio, sta bene a Nicchi e a Rizzoli non sta bene a chi ama il calcio. Ora l'Inter va a Torino con un distacco di 11 punti, dopo quattordici giornate.

Bastano e avanzano per capire chi, finora, ha detto la verità e chi, invece, si è avvitato sulle parole, spesso incomprensibili. L'arrivo di Marotta sta eccitando so bene chi ma non so il perché. Ma è il calcio di oggi.

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