Il re del surf è italiano: «Quanti squali»

Sergio Arcobelli

Un italiano sulla cresta dell'onda. Si chiama Leonardo Fioravanti, 19enne da Cerveteri, un paesino in provincia di Roma. Lì è nato il sogno, poi diventato realtà, di un ragazzino che fin dall'età di 7 anni, seguendo le orme del fratello Matteo, ha iniziato a viaggiare e a vincere in giro per il mondo, tra Maldive, Australia e Brasile e a marzo debutterà nel WCT, il massimo circuito internazionale del surf. Come spiegato a margine di un evento Red Bull sarà il primo azzurro a riuscirci.

Leonardo, com'è nata questa passione?

«All'inizio era solo un passatempo. Poi quel traghetto che partiva dalla Sardegna e che arrivava nel porto di Fiumicino creava una serie di onde perfette. Fui l'unico a cavalcare quelle onde».

Sei stato campione del mondo under 18 e hai battuto il miglior surfista al mondo. Come se un australiano vincesse l'oro nello sci alle Olimpiadi?

«Ecco, sì (ride, ndr)».

Cosa provi quando ti ritrovi in mezzo al tubo di un'onda alta 6-7 metri?

«Ogni volta che entri dentro a un tubo il mondo diventa tutto in slow motion ed è una sensazione indescrivibile».

Ma ci sono pure gli squali. Hai mai detto: no, non surferò mai più?

«Una volta mi è passato uno squalo tigre sotto la tavola. Paura sì, ma cerco di non pensarci».

La spiaggia preferita?

«Se devo dire un posto dico le Fiji. Un posto bellissimo, è il paradiso sulla Terra».

Perché un italiano dovrebbe buttarsi sul surf?

«Perché puoi andare nei posti migliori al mondo e sei veramente a contatto con la natura».

Per chi non conoscesse il tuo sport, cosa serve per diventare un surfista?

«Una tavola da surf e un'onda. Per il resto chiunque può iniziare».

Sei alto, biondo e fisicato. Ti pesa il soprannome The Italian stallion?

«Mi chiamano così da quando ero piccolo, non perché piaccio alle ragazze...».

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