Tre colpi di fino, la punizione di Isco, il diagonale di Bale (che colpisce anche una traversa) e il tiro a girare di Mariano Diaz sono il biglietto da visita del primo Real europeo del dopo Ronaldo. Ne fa le spese la Roma, reduce dalla primavera meravigliosa dell'ultima Champions (Barcellona ribaltato con il gol di Manolas, diventato un mito al Bernabeu dove è stato applaudito al suo ingresso in campo, e Liverpool messo alle corde nella semifinale di ritorno all'Olimpico) e ora in difficoltà per un avvio di stagione stentato, accompagnato da critiche feroci.
Era la partita più difficile del girone, lo sapeva bene Di Francesco. Il Real è pur sempre la squadra che domina la Coppa dalle grandi orecchie da tre anni, ma i giallorossi approcciano la gara in maniera molto timorosa, riuscendo a dare qualche timido segnale di vita solo nella ripresa, con i madridisti in pieno controllo. La strana classica degli anni 2000 (ieri l'undicesima sfida) ha un copione già scritto anche senza la stella lusitana.
Cristiano Ronaldo non veste più la camiseta blanca e in pochi se ne accorgono. Mentre il portoghese vive una serata amara a 360 chilometri di distanza dal Bernabeu (al debutto europeo con la Juve a Valencia la prima espulsione in 154 gare di Champions), la squadra di Lopetegui regala possesso palla, buone giocate e ripartenze micidiali che potrebbero sempre tramutarsi in gol. La rivoluzione, inevitabile dopo il divorzio da CR7, è già iniziata e mostra un'orchestra che suona una musica mai stonata. Bale, spesso sacrificato sull'altare dell'asso lusitano, è uno dei più attivi e le sue triangolazioni con Benzema mandano in tilt la difesa della Roma.
La sorpresa in campo è il baby Zaniolo, che a 19 anni vive l'esordio da professionista nel miedo escenico del Bernabeu e alterna momenti di tensione - qualche errore nei passaggi - a buone iniziative. Ma nel primo tempo, lo dicono i numeri, è quello che percorre più chilometri (quasi 6) di tutti i 22 in campo. La Roma, molto diversa negli uomini rispetto a quella «miracolosa» di qualche mese fa, appare timorosa di fronte allo strapotere di un Real che aggredisce sempre l'avversario e potrebbe dilagare nel punteggio se non ci fosse un Olsen reattivo - almeno cinque parate decisive - e voglioso di cancellare quel paragone scomodo con il predecessore Alisson. Gli spagnoli conducono le danze, rischiano di fatto un paio di volte (il tiro di Ünder e un colpo di testa di Dzeko sventati da Navas). Il bosniaco, alla 50ª gara in Champions, vaga nell'area madridista dove Sergio Ramos appare un po' distratto.
Il gol di Isco rievoca la notte amara degli azzurri di Ventura con la Spagna, l'inizio del tunnel dal quale la Nazionale fatica ad uscire: la parabola che trafigge Olsen ricorda quella che lasciò di stucco Buffon un anno fa, ma bellissima è la triangolazione con Benzema che costa il fallo e il giallo a De Rossi. Da 29 partite europee la Roma subisce gol in trasferta. Il diagonale di Bale, su assist di Modric, manda in archivio la sfida, nonostante Di Francesco provi con Schick, Pellegrini e Perotti a salvare il salvabile.
Nel finale con la maglia blanca numero 7 spunta dalla panchina Mariano Diaz, rientrato dal prestito al Lione, che si concede un gol di classe. Sì, il Real ha voltato pagina e la Roma lo ha potuto già verificare di persona.
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