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La rivoluzione di Pirlo? Juve giovane e confusa. E Dybala "alza la voce"

L'unica nota positiva è l'età media abbassata. Il progetto è solo abbozzato e il tempo stringe

La rivoluzione di Pirlo? Juve giovane e confusa. E Dybala "alza la voce"

Sarà anche vero, come ha detto Andrea Agnelli, che il tifoso bianconero si sente «quasi bene quando è accerchiato. Ho la sensazione che il mondo intorno a noi non aspetti altro che giudicare un paio di nostre sconfitte». Ora: a Crotone i campioni d'Italia non hanno perso, ma il pareggino strappato dopo essere andati sotto può tranquillamente essere equiparato a un ko. Pure perché fino a due giorni fa la squadra di Stroppa aveva sempre perso, subendo dieci gol da Genoa, Milan e Sassuolo: «Sbagliando si impara», è stato più o meno il succo del Pirlo pensiero nel post partita.

In pratica, ribadendo quanto aveva già detto dopo il pareggio di Roma. Peccato che la Juve abbia poco tempo da perdere: «Vogliamo il decimo scudetto di fila», ha confermato lo stesso Agnelli non più tardi di giovedì scorso, non nascondendo il fatto che «raggiungere quel traguardo è ogni stagione sempre molto duro», ma pure non limitando scenari e/o obiettivi.

Insomma: Pirlo gode di infinito credito e nessun tifoso si sognerà mai di anticipare troppo dubbi e incertezze. È però un fatto che al momento non si è capito bene che strada voglia prendere la sua Juve. Che difende a tre in partenza, ma che poi passa a quattro e poi magari torna a tre. Con un centrocampo dove manca un vero regista e dove tutti dovrebbero sapere fare tutto: così non è, però. In assenza di McKennie, ci si aspettava una prova di livello da parte di Arthur, costato (bonus compresi) oltre 80 milioni: il brasiliano è stato però rimandato dal suo stesso tecnico, secondo il quale «fa troppi tocchi». Peccato che i «troppi tocchi» a Sarri sarebbero andati bene, al Maestro forse no. Detto questo, non resta che attendere: il gruppo ha finora potuto raramente allenarsi al completo una quindicina di volte al massimo e l'obiettivo postosi da Pirlo è quello di avere una squadra votata all'attacco, sempre propositiva e con tanti piedi buoni in campo. Partendo da destra, nel libro dei sogni dovrebbero esserci Chiesa (il cui intervento da rosso diretto ne conferma l'irruenza e la relativa capacità di leggere quanto gli accade intorno), Kulusevski, Dybala (zero minuti finora e, ieri, un like poi cancellato al tweet di una giornalista che si era domandata che senso avesse avuto portarlo in Calabria per farlo rimanere seduto tutto il tempo), Morata e Ronaldo. Dietro di loro, se mai succederà, serviranno ovviamente un centrocampo e una difesa dove nulla sarà regalato: piedi veloci e cattiveria agonistica sempre a mille. Oltre, naturalmente, alla massima disponibilità da parte di tutti al sacrificio e a meccanismi da oliare al meglio: per arrivare a tanto magari basteranno poche partite, più facilmente ne serviranno parecchie. E se nel frattempo si va alla ricerca dell'utopia con i volenterosi Frabotta e Portanova, può anche essere che si inciampi spesso. «Siamo giovani, stiamo costruendo», ha abbozzato ancora Pirlo. Che a Crotone, tolto Buffon, ha in effetti mandato in campo una squadra dall'età media inferiore ai 25 anni: coraggioso e per certi versi temerario.

Magari troppo.

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