Ha giocato e allenato nel Napoli, vincendo, tra il 1985 e il 1989, il primo Scudetto della storia partenopea, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Poi è passato alla Roma, ottenendo meno successi, ma conquistando comunque una Coppa Italia e una finale di Coppa Uefa. Per Ottavio Bianchi, che da pochi giorni ha compiuto 70 anni, Roma-Napoli ha un sapore particolare, impreziosito dal fatto che in questa stagione entrambi i club sembrano poter gareggiare per risultati importanti.
Roma e Napoli ai vertici della classifica come a metà degli anni '80, quando Ottavio Bianchi allenava. Dureranno fino alla fine?
«Credo che il Napoli stia completando il percorso di crescita iniziato con Mazzarri e che quindi se la giocherà con la Juventus fino alla fine. La Roma è una sorpresa, ma una squadra non vince sette partite di fila, giocando così bene, per caso. Saranno competitive entrambe fino a maggio».
Lei è stato prima allenatore del Napoli poi della Roma. Sono due piazze "calde", ma dove ha trovato più pressione?
«Napoli era casa mia. Avevo giocato anche da calciatore e da allenatore mi sono tolto grandi soddisfazioni: sorretto dall'euforia della piazza, che si esalta quando tutto va bene. A Roma la pressione è differente perché conta di più l'accesa rivalità cittadina con la Lazio».
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«Nel 1991 arrivammo in finale di Coppa Italia e di Coppa Uefa, ma fui osannato perché chiudemmo il campionato davanti di un punto ai biancocelesti. L'umore della tifoseria si fa sentire molto, in entrambi i casi: che le cose vadano male, oppure che vadano bene».
Ora però nella Capitale con Rudi Garcia sembra andare tutto bene
«La Roma è tornata competitiva per tante componenti e non solo per il nuovo allenatore, che comunque ha portato una solidità difensiva impressionante: ai giallorossi non è facile segnare gol. Però è tutto l'insieme che sta funzionando: tifosi, società, giocatori, allenatore. Si è creato un idillio che può durare».
A Napoli, invece, Benitez ha portato esperienza e personalità, utili anche per l'Europa...
«Sicuramente è un tecnico preparato che ha dato consapevolezza alla squadra. Il Napoli è diventato "big" perché ora sa gestire le partite: è sicuro della sua forza, in grado di battere chiunque. Benitez e i giocatori che si è portato hanno aumentato l'autostima e la città è giusto che sogni».
L'anno dello Scudetto, 1986/87, il suo Napoli vinse a Roma 1-0, con un gol di Maradona. Ricorda qualcosa di quella partita?
«Ricordo i tre punti, cioè la normalità. Guardi, di vittorie ne ricordo davvero poche. Sono le sconfitte che non mi facevano dormire la notte».
Giochiamo questo Roma-Napoli: chi sarà decisivo?
«Credo proprio i centrocampisti.
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