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Ronaldo Record Real. Ma è Sergio Ramos l'ammazza Guardiola

Che lezione di Ancelotti al Bayern: sfatato il tabù Monaco. Il portoghese al 16° gol stagionale, cancellati Altafini e Messi

Ronaldo Record Real. Ma è Sergio Ramos l'ammazza Guardiola

Due gol di Sergio Ramos e due gol di Rolando, Auf Wiedersehen.

Pep Guardiola non poteva fare altro, non aveva strade percorribili, giù la testa e caricare. Se solo avesse avuto qualcun altro al posto di Dante e Boateng, sempre in difficoltà in campo aperto davanti alla velocità delle punte di Ancelotti. Gli sarebbero bastati due paracarri come van Buyten e Demichelis, lenti ma centrali difensivi come ne rifanno pochi. I primi due gol comunque sono arrivati da palla ferma e difesa schierata, due inzuccate di Sergio Ramos, secche e precise. Neuer, ieri sera non benissimo, non ha neppure accennato ad intercettarle, le ha viste quando sono rimbalzate in campo dopo aver girato nella rete del Bayern e nella testa di Guardiola. A Pep gli hanno devastato gli animi con la storia del possesso palla, attività che non porta punti, fino a convincerlo ad evolverlo, renderlo meno accademico, dimenticando che quel Barcellona faceva anche gol, tanti gol. Con interpreti diversi lui c'ha riprovato, poteva uscire qualcosa di esplosivo, il Bayern più corazzato e violento del Barça di Xavi e Iniesta, era già una versione 2 interessante e molto attesa. In sostanza gli hanno impedito di plasmarla, un po' le uscite da sbruffone di Franz Beckenbauer che dileggiava il tiki taka, un po' la Bundesliga vinta già a primavera con troppo tempo per ragionare sul finale Champions e sul sistema più efficace per tenera la corona ancora a Monaco.

È stato troppo facile vincerla questa Bundesliga per il Bayern che si è sentito quasi invincibile, il Madrid gli aveva tirato la prima rasoiata al Bernabeu e ieri sera ha finito il lavoro con una leggerezza tale che sembrava il Barcellona di Messi. Il fatto è che Ronaldo ce l'ha il Madrid, Di Maria anche, Gareth Bale probabilmente non ha immense qualità tecniche ma se gli viene concesso di prendere la palla con un paio di metri di prato davanti, si trasforma in un autoarticolato che esce di corsia senza guardare chi c'è dietro e soprattutto asfaltando chi trova davanti. Se succede si può solo pregare, magari mette giù il piede male, o trova una buca. Benzema ha fatto da boa con i lampeggianti, fin troppo eccitato dal gol del Bernabeu che aveva già tracciato una scia precisa su questa semifinale.

Guardiola ha dovuto fare i conti con un Ribery che ha spiegato al popolo del calcio come mai il pallone d'Oro lo hanno dato al suo dirimpettaio, poi Robben che parte a destra, si accentra e libera il sinistro che colpisce a caso uno fra Pepe o Ramos. Mandzukic in mezzo, stretto quasi schiacciato, non ha avuto una sola palla giocabile, Muller impalpabile, Schweinsteiger mai apparso, Martinez, il colpo da 40 milioni del mercato estivo, ingiudicabile, forse non stava bene, impossibile tale pochezza. Dall'andata al Bernabeu Guardiola aveva capito che serviva far uscire il Madrid dalla sua area, ma quando hai due come Ribery e Robben che prima di darla la toccano almeno tre volte, faresti compattare anche la difesa dei cadaverini. Poi sono usciti proprio Mandzukic, Ribery e Muller ma non è successo più niente per un tempo, l'ultimo gol era stato di Ronaldo al 33' pt, palla da Di Maria a Benzema, da Benzema a Bale, da Bale al Pallone d'Oro che ha segnato il suo 15° gol in questa edizione stabilendo il nuovo record di realizzazioni. Ritoccato nella ripresa quando ha infilato Neuer su punizione, 16°, senza parole.

Il Bayer dopo il primo gol ha picchiato un po', Proença, quello di Milan-Atletico, ha capito la situazione, arbitraggio ancora senza grinze.

Re Carlo ha tirato giù dal trono il calcio di Guardiola e si giocherà la sua quarta finale di Champions.

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