Una rosa con la spina Il Giro di Froome sospeso in laboratorio

Trionfo del britannico, ma c'è l'asterisco dell'antidoping: il risultato è in bilico

Una rosa con la spina Il Giro di Froome  sospeso in laboratorio

Cervinia Il Giro finisce con un asterisco. Un Giro con un P.S. che va messo a piè pagina, ma che nella sostanza finisce per salire in cima a ogni discorso e pesa come un macigno. Disturba questo asterisco, perché noi come Froome vorremmo semplicemente celebrare e applaudire: lui e quanti con lui hanno reso questo Giro 101 bello ed emozionante dall'inizio alla fine.

Vorremmo davvero solo festeggiare e raccontare queste tre settimane di grande bellezza, dove ha regnato la battaglia e le bambole che hanno fatto precipitare corridori del calibro di Esteban Chaves, Fabio Aru, Simon Yates e il francese Thibaut Pinot: ieri mattina era terzo in classifica generale, a Cervinia ad oltre 40' dal vincitore di giornata il basco Mikel Nieve, finendo addirittura ricoverato per disidratazione.

Vorremmo chiaramente parlare solo della Grande Bellezza di questa corsa rosa, chiuso da Pozzovivo e Formolo rispettivamente in quinta e decima posizione.

Ma c'è un ma. È un Giro in sospeso: questo va detto, non possiamo fare finta di nulla. È un Giro con l'asterisco: bisognerà vedere se Chris Froome riuscirà a tenersela questa maglia rosa. Lui e tutti noi attendiamo che l'antidoping definisca, una volta per tutte, se il fuoriclasse inglese sia da considerare un baro o semplicemente un malato d'asma che ha assimilato male e in buona fede una dose massiccia di Ventolin rilevata nel suo sangue all'ultima Vuelta (vinta). Si attende un giudizio supremo: fu vera furbata o un brutto scherzo metabolico? All'Uci e ai suoi laboratori l'ardua sentenza.

Intanto lui, Chris Froome, che questa sera sfilerà sui Fori Imperiali per il trionfo, non si preoccupa di quello che potrà decidere l'Uci. Si limita a godere a pieni polmoni di questo straordinario successo, che lo porta ad eguagliare due mostri sacri del ciclismo come Eddy Merckx e Bernard Hinault, entrambi capaci di vincere tre Grandi Giri consecutivi. Se è per questo è anche il settimo uomo che entra a far parte del ristretto club di quelli che possono vantare la tripla corona, cioé aver vinto almeno una volta in carriera tutti i Grandi Giri. Da ieri sera fa compagnia a Eddy Merckx, Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Alberto Contador e Vincenzo Nibali.

«È una vittoria speciale. È un sogno. È stata la sfida più grande della mia carriera. È fantastico essere riuscito a vincere tre Giri consecutivi. A Bardonecchia? Il primo obiettivo era quello di vincere la tappa, ma non credevo di poter prendere la maglia rosa. È stata una grande sorpresa anche per me. Quello che ho fatto resterà per sempre».

E sulla sua vicenda personale, su questo problema legato alla positività al salbutamolo riscontrato alla Vuelta dell'anno scorso, la maglia rosa non si nasconde e spiega: «Io so di non aver fatto nulla di male dice -, abbiamo solo bisogno di un po' di tempo per dimostrarlo. Ma in questo Giro non ci ho pensato: ero concentrato sulla corsa».

Una corsa che il britannico dice di aver amato. «È stato un Giro speciale in un Paese speciale, voglio portare mio figlio in Italia per fargli conoscere un po' questa terra e questa gente».

Gli chiedono, anche, se questa fatica la pagherà al prossimo Tour de France, dove il britannico andrà per inseguire una fantastica cinquina.

«Lo scopriremo solo a luglio, ma sono ottimista dice -. In passato si è visto che è stato difficilissimo rimanere competitivi al Giro e Tour, molti corridori hanno fallito, ma io credo che sia possibile. La sfida con Dumoulin? Semplicemente brutale».

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