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Le Rosse e quello strano pudore del gioco di squadra

Dai tempi di Fangio e Moss ad oggi, gli ordini di scuderia hanno sempre fatto parte della Formula 1

Le Rosse e quello strano pudore del gioco di squadra

Non si comprende, nella Formula 1 odierna, perché debba fare così tanto scalpore un ordine di scuderia, quando l'interesse di una squadra è sempre lo stesso, oggi come oltre sessant'anni fa, ovvero vincere un campionato mondiale, frutto di una lunga serie di episodi, o ridare giustizia a certi eventi. Nella storia, i più anziani ricordano perfino quando Juan Manuel Fangio fece passare platealmente, con un braccio alzato, Stirling Moss, per farlo vincere e ripagarlo di tutti i favori ricevuti. È pura ipocrisia l'attuale atteggiamento. Nei vecchi tempi, quando le squadre professionistiche traevano i loro guadagni dal monte premi, si diceva che era giusto, giustissimo orientare i risultati, anche i meno gradevoli sportivamente, per raggiungere un determinato introito. Oggi che il monte premi, come gli ingaggi, non esistono più, sostituiti dai ricchi diritti televisivi, non ci sono più le stesse giustificazioni, ma il team dovrebbe essere sempre principe. E il pilota meglio piazzato in un campionato dovrebbe continuare ad essere favorito.

Invece, si guardano come a scandalosi soprusi i possibili dettami. Nel caso specifico della Ferrari a Monza 2018, ci troviamo dinanzi alla ferrea necessità di portare Vettel, il meglio piazzato, secondo una giustizia agonistica, al successo finale. Invece, ci si vergogna e si preferisce accordare delle chances a un Raikkonen privo degli stessi meriti. Così, un grande direttore del passato, o quel che ora si definisce team-principal, cosa avrebbe fatto domenica all'autodromo? C'è una prima fila tutta Ferrari, per le superiori potenze da qualifica, con un Vettel secondo per una piccola sbavatura, ma con un Hamilton addosso? Benissimo, i due campioni del Cavallino partano nell'ordine, in perfetta armonia, e vediamo un po' come il leader della British-Mercedes (inglese per sede e per addetti, non tedesca, come si vuol far credere!) può superare due antagonisti di questa levatura. E si ordina a Vettel di non prendere il minimo rischio, correndo in scia a Raikkonen. Poi, al momento opportuno, ecco l'ordine di scuderia al finlandese: «Lascia passare il compagno», magari alla Fangio, con il braccio alzato. Risultato, nessun azzardo e Vettel primo, senza alcuna via di scampo per Hamilton, che è stato meno rapido sul giro secco in qualifica.

Cosa c'è di male in tutto questo, con un procedimento alla vecchia maniera? Proprio non si capisce.

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