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Ruud Gullit, il tulipano rosso e nero che portò il Milan nel calcio del futuro

Berlusconi lo soffiò alla Juventus, Sacchi lo fece perno del suo modo di giocare, i tifosi impazzivano per lui, le sue trecce diventarono una moda. Pallone d’Oro, simpatico, irresistibile e paladino dei diritti umani con Van Basten e Rijkaard creò un trio da leggenda

Ruud Gullit, il tulipano rosso e nero che portò il Milan nel calcio del futuro

Sembra venire da un pianeta diverso, un Predator con le trecce, un prototipo di campione mai visto prima. Bellissi- mo Boit del calcio, è la fantasia sposata al fisico, il reggae e Mandela. Una rivoluzione per un calcio ancora prigioniero di un modo di giocare antico. Segna una linea di confine, come Nordhal negli anni Cinquanta, è il perno di un terzetto che come il Gre-No-Li, olandesi questi, svedesi quelli, che cambia per sempre la storia del Milan. Ci sono degli incroci, come Sliding door, che segnano le vite anche delle squadre, e lui è uno di questi. Con il suo cambio di passo devastante e la legnata nei piedi crea il terrore tra i nemici come il Corsaro nero ma è l’entusiasmo, la risata, la felicità. Piace anche agli avversari, sempre grazie a lui a Van Basten e a Rijkaard l’Olanda riesce a vincere come non era mai successo nemmeno all’epoca di Crujiff. Berlusconi lo soffia alla Juventus, e sarà lui a restituire al Milan una vittoria in casa delle zebre dopo diciassette anni, la sua sfida con Maradona e il Napoli segna la fine degli anni Ottanta e la Gullitmania per il Milan diventa il sole di un’epoca nuova.

Gli spalti si popolano di migliaia di cappellini con le trecce, per Boskov, che lo avrà alla Sampdoria, “è cervo che esce da foresta”, la demolizione del Real Madrid e la vittoria in Coppa Campioni con lo Steaua passano dai suo arrembaggi. Con Capello però non funziona: va via, poi torna, ma quando torna non è più lo stesso

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