Meglio appellarsi alla Madunina, piuttosto che a Sant'Ambrogio. Non è chiaro si tratti solo di una questione di colori, ma il giorno del Santo quasi mai ha portato buone notizie all'Inter. Basti pensare al ribaltone 1988 contro il Bayern Monaco: coppa Uefa, Inter a San Siro con un 2- 0 da difendere grazie ai gol di Berti e Serena. E finì 3-1: tre reti in 7 minuti, addio Europa. Stavolta, comunque andrà, non sarà un insuccesso perché la gente di Inzaghi si è già conquistata gli ottavi Champions. Il primo posto, una vittoria al Bernabeu, sarebbero la ciliegina da tramandare ai posteri e rimandare a tecnici che fallirono la missione. Insomma stavolta non si farà l'Inter, piuttosto si infiocchetterà la storia della stagione. I romantici ricordano che la Nerazzurra, proprio in quello stadio, vinse la Champions del Triplete ma il mondo Inter e il mondo calcio, intorno a lei, sono cambiati. Eppure la squadra parte da ottimi presupposti: gioca buon calcio, sta segnando con bella continuità, la difesa è meglio assestata. Forse manca proprio un timbretto europeo e chi, meglio del Real, potrebbe regalarle un quarto di nobiltà? Ecco, l'Inter deve inseguire una nobiltà europea che non le appartiene più.
E, magari, faccia un patto con il santo patrono: questo gioco del dispetto cominciò nel 1913 con una sconfitta casalinga con il Novara, poi ci furono ceffoni, anche recenti, rimediati dalla Juve, una manita (1947) del Grande Torino, una sconfitta dalla Fiorentina campione d'Italia (1969), una rimonta sulla Lazio che vinceva 3-0, ma pure un rovescio casalingo con l'Udinese. Di tutto e di più. Sarebbe il caso di invertire la tendenza.
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