
Via col vento, solo loro, quei quattro: Peter Sagan, il campione del mondo, Chris Froome, la maglia gialla, con i fidi gregari Macej Bodnar e Geraint Thomas. Via col vento a 12 km dal traguardo, partendo in testa al gruppo e lasciando tutti lì, con un palmo di naso. Quintana dorme e con lui tutti gli altri. L'11ª tappa, da Carcassone a Montpellier (162,5 km), finisce a Sagan che coglie davanti a Chris Froome la sua seconda vittoria in questo Tour. Froome mette 6'' tra sé e gli inseguitori, che diventano 12'' per effetto dell'abbuono. Adam Yates, secondo in classifica, ora è a 28'', Daniel Martin a 31''. Nel gruppetto a 6'' rientrano tutti i big, da Quintana (ora a 35) ad Aru (11° a 1'35), da Bardet, a Nibali e Van Garderen.
Tutti sapevano che il vento avrebbe condizionato la tappa, tutti si sono fatti sorprendere a 12 chilometri dal traguardo quando Peter Sagan ha allungato insieme al compagno di squadra Bodnar: solo Froome ed il suo compagno di squadra Geraint Thomas hanno avuto la forza di rientrare su di loro e dar vita alla fuga più imprevedibile e spettacolare di questo Tour. Un finale d'autore, firmato dal corridore più entusiasmante del mondo - Peter Sagan - e da un campione come Chris Froome che si sta rivelando semplicemente sorprendente. In undici tappe ha già sorpreso i rivali in due occasioni: sabato scorso l'attacco lungo la discesa del Peyresourde, ieri l'affondo contro il vento.
È il vento a farla da padrone e a condizionare la corsa. Oggi il Mont Ventoux sarà accorciato, ridotto di 6 km. Dei 22 km i corridori oggi ne affronteranno soltanto 16: arriveranno fino allo Chalet Reynard, dove finisce la vegetazione e inizia la pietraia. «Ci spiace molto dice Christian Prudhomme, direttore della Grand Boucle -, ma per ragioni di sicurezza non possiamo fare altrimenti. Meteo France prevede raffiche di Mistral fino a 104 km/h e sarebbe troppo rischioso per i corridori e non solo».
Il primo scalatore fu Francesco Petrarca, il padre dell'Umanesimo, che nella notte del 25 aprile 1336 sul Mont Ventoux ci arrivò a piedi per ammirare la bellezza, la maestosità di questa monumento naturale e per scoprire i segreti di un microclima unico nel suo genere, con la caratteristica di contenere flora mediterranea (cedri e pini) e dell'estremo nord (la
sassifraga delle Spitzbergen). A Bedoin, da dove il Gigante della Provenza inizia a puntare il cielo, dicono: «Non è pazzo chi sale al Ventoux, ma chi ci torna». Dovranno tornarci presto, per provare l'inferno: fino al cielo.