Ci sono sfide che non si possono vincere. Milan-Como trasferita dall'altra parte del mondo, a Perth, in Australia, con arbitro asiatico, è stata una di queste. E ieri è arrivata la resa definitiva. Si torna così alla soluzione domestica, regolamentare: si giocherà a San Siro in una delle due finestre di metà febbraio destinate agli eventuali play off di Champions league. Il tentativo estremo, annunciato con enfasi giovedì scorso, di confermare il viaggio grazie alle garanzie di Collina sulla preparazione degli arbitri asiatici, è stato cancellato definitivamente. I motivi sono stati chiariti in un comunicato congiunto tra Lega e governo del Western Australia nel quale sono stati indicati "i rischi finanziari e le complicazioni" che bisogna tradurre in modo chiaro. "Inaccettabili le loro richieste" la nota del presidente Ezio Simonelli. Tre gli ostacoli insuperabili: la presenza di un arbitro asiatico che avrebbe dovuto riferire al giudice sportivo italiano alterando la regolarità del torneo; gli eventuali ricorsi di tifosi e abbonati del Milan rivolti a Lega e ai due club; infine il veto mai esplicito di Fifa e sotto sotto dell'Uefa perché quel trasloco avrebbe costituito un pericoloso precedente.
L'ultimo a segnalare la grave anomalia è stato il presidente della Figc Gabriele Gravina: il suo monito è servito. E alla fine anche il ministro Abodi ha salutato la marcia indietro conclusiva con una frase che riassume la vicenda: "C'è stata leggerezza".
C'è stata leggerezza soprattutto nel non valutare la portata di quel trasferimento, nel bel mezzo del torneo, sottoponendo le due squadre a 44 ore di volo complessive, cambio di stagione e di clima con ricaduta inevitabile sul rendimento. Prima Fabregas e poi Allegri hanno espresso il loro aperto dissenso. Impossibile vincere una sfida del genere. Che sia di lezione per il futuro.