Dal Sassuolo al Benevento la rivoluzione delle matricole

Cinque squadre inedite in 5 anni. Tra facili entusiasmi e retrocessioni scontate, non tutte possono smentire Lotito

Dal Sassuolo al Benevento la rivoluzione delle matricole

Da quando fu intercettato nell'inverno del 2015 mentre esprimeva le sue riserve sull'eventuale promozione in A di Carpi e Frosinone («non valgono un c... - disse al dg dell'Ischia Pino Iodice -, se continuiamo con queste squadre fra dieci anni chi se li compra i diritti tv?»), ogni volta che una matricola si affaccia nel calcio dei grandi, internet viene invasa da fotomontaggi con la faccia schifata di Claudio Lotito. È successo l'anno scorso quando salì il Crotone e succede di nuovo in queste ore, da quando il Benevento - ma se fosse stato di nuovo il Carpi non sarebbe cambiato nulla - ha raggiunto il Verona e la Spal.

Eppure sarà il caso che il presidente della Lazio se ne faccia una ragione, per un paio di motivi: primo, perché se il pallone è ancora uno sport e non solo uno spettacolo da vendere alle televisioni sul modello delle leghe professionistiche americane è giusto che il campo resti l'unico giudice; secondo, perché se negli ultimi cinque anni sono arrivate in A cinque squadre che in tanti anni non ci avevano mai messo piede (prima del Sassuolo nel 2013 l'ultima era stata il Treviso nel 2005) lo si deve anche a quel format a 20 squadre che l'establishment politico con Lotito in testa continua a difendere in nome del consenso.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso, verrebbe da rispondergli, ma il punto è che non è affatto scontato che si tratti di un male. Diciamo che se ne può discutere. È sicuramente un bene coinvolgere piazze che portano entusiasmo e presenze allo stadio (nel 2016-17 la media è stata di 22.217 a partita, negli ultimi vent'anni il dato è sceso di quasi diecimila unità!), può diventare un male se mancano le strutture adeguate. Il Sassuolo ha dovuto prendere la residenza a Reggio Emilia, il Carpi a Modena, il Frosinone (ormai pronto a trasferirsi nel nuovo stadio di proprietà) ha giocato in A al «Matusa» il cui nome rendeva bene l'idea di tribune ospiti costruite coi tubi Innocenti, mentre l'anno scorso il Crotone ha perso due mesi prima di mettere a norma lo «Scida».

Se il problema non si ripeterà col Benevento e con la Spal (Mastella ha promesso che il comune farà la sua parte, mentre i ferraresi hanno già chiesto di giocare la prima in trasferta causa lavori al «Mazza»), portare il grande calcio dove il pubblico è davvero affamato può solo giovare al movimento. L'altra cosa importante, semmai, è che la passione sia sostenuta da un minimo sindacale di solidità finanziaria e tecnica. Da questo punto di vista la realtà più invidiabile è il Sassuolo, che grazie a Squinzi può permettersi l'Europa League laddove Carpi e Frosinone sono durate solo un anno e il Crotone stava facendo la stessa fine prima di cambiare marcia in zona Cesarini.

Insomma, se quest'anno Roma e Napoli (ma anche l'Atalanta e la Lazio lotitiana) hanno stabilito il loro record di punti e se la quota salvezza è stata così bassa significa che in serie A ci sono troppi vasi di coccio. Oggi è bello festeggiare il Benevento, pensare che ci sarà di nuovo un derby campano ai massimi livelli dopo 29 anni, riscoprire la Spal dopo 49 anni e commuoversi per l'impresa di Davide Nicola.

Poi però tra qualche mese inizierà il campionato più «spezzettato» di sempre e allora sarà anche giusto pretendere che un Chievo-Benevento di sabato a pranzo o un Sassuolo-Crotone di lunedì sera abbiano il loro perché. Altrimenti, passato l'entusiasmo estivo, coi primi freddi ci ritroveremo tutti a dare ragione a Lotito.

Serie A 2017-2018

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