Scamacca il trascinatore ma c'è voluta la cura Spalletti

Dalla «punizione» per qualche ora di troppo passata alla playstation, alla piena fiducia del ct che crede in lui

Scamacca il trascinatore ma c'è voluta la cura Spalletti
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Iserlohn - Il peso del nove, specie se indossato in azzurro. Basta citare alcuni che hanno vestito questa maglia: Vieri, Paolo Rossi, Gigi Riva. Nomi che evocano ricordi bellissimi e gol internazionali, oltre che un trionfo - nel caso di Pablito - mondiale. Ecco perché l'Europeo di Gianluca Scamacca, amante dei tatuaggi e dei cani (ne ha ben cinque), è ricco di aspettative più di quello di altri quasi debuttanti dell'Italia spallettiana. «Non ho un modello di riferimento, vorrei rimanere nella storia della Nazionale come nel 2006 e nel 2021», il grido di battaglia dell'attaccante che appena due mesi fa visse una notte magica ad Anfield Road affossando con due reti il Liverpool. Sul suo profilo instagram compare una frase che sembra il manifesto del suo riscatto dopo anni difficili in cui era sul punto di spiccare il volo senza però mantenere le promesse: sono sopravvissuto perchè il fuoco dentro di me brucia di più del fuoco attorno a me!

Un centravanti così l'Italia lo aspetta dai tempi di Balotelli che nel 2012 (insieme a Cassano) trascinò la truppa di Prandelli in finale. Gli scommettitori lo quotano a 40 per la vittoria nella classifica marcatori del torneo e già il fatto di prenderlo in considerazione non può che fargli piacere. Altro che pressione... «Quella tocca ai grandi e io voglio avere gli occhi addosso», ha sottolineato ieri il nostro centravanti. Anzi, il Centravanti lo ha definito il nostro Ct, «quello disegnato al computer». Eppure Spalletti non ha esitato a punirlo a marzo, non convocandolo per la tournée negli Usa. Tutta colpa delle ore piccole passate alla playstation che ha portato alla decisione del Ct di una stanza dei giochi in ritiro. «Mi ha mandato dallo psicologo... - ha scherzato Scamacca -. Ma non essere convocato tre mesi fa mi ha fatto bene (da quel momento 10 gol nel resto della stagione, ndr). Spalletti mi definisce pigro? Non mi sento così, lui a questa parola dà molti significati. Di certo mi ha stimolato e spronato».

Gratitudine per il tecnico toscano ma anche per Gasperini: l'uomo nuovo dell'attacco azzurro deve molto anche dell'allenatore dell'Atalanta («mi ha fatto lavorare bene»). Di Scamacca si parla sin da quando, nelle giovanili della Roma, abbatteva come birilli ragazzini alti la metà di lui, un attaccante di un metro e 95 - Totti nella visita a Coverciano gli ha detto che dal vivo sembra pure più grosso... -.

L'arrivo a Bergamo dopo la triste stagione in Premier League e un passato in provincia gli ha permesso l'ingresso nell'alta società calcistica. E pure in azzurro si era creato un vuoto al centro dell'attacco fatto proprio a forma di Scamacca. Definito a lungo un giocatore «per niente incline al sacrificio e privo di cattiveria». «L'ho sentita spesso questa frase, ma forse bisognerebbe sapere che a inizio stagione ho avuto diversi infortuni e quando non sei al massimo, non puoi giocare a calcio.

Poi sono stato bene e sono arrivati i gol», ci ha tenuto a precisare Scamacca. Che immagina il suo esordio europeo, e quello del gruppo, con l'Albania in un solo modo: «Vincente». La giusta mentalità per il nuovo 9 azzurro.

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