Si può educare ad amare?

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Si può educare ad amare?
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Gentilissima dottoressa Braghieri, leggo spesso la Sua rubrica, anche perché permette di uscire un po’ dalla routine delle (brutte) notizie e dei commenti. Nelle «richieste di aiuto», si può leggere uno spaccato dei rapporti umani e le Sue risposte sono sempre razionali ed equilibrate. Le scrivo per confrontarmi con Lei sull’argomento «amore». A mio avviso, ciò che più manca è l’educazione ad amare. C’è molta confusione su tale sentimento. Molti lo scambiano con il sesso; altri con il «possesso». Pochi, a mio avviso, si ricordano che, se davvero si vuol bene a qualcuno, bisognerebbe rispettarlo e pensare alla sua felicità prima che alla propria. A costo di perdere chi si ama. Ho visto figli/e rovinati/e per l’amore invadente di madri troppo possessive. Non parliamo, poi, dei tanti maschi che credono che l’amore sia una sorta di potere sulla propria moglie o compagna. Rapporti che vanno avanti immersi nelle bugie e nell’ipocrisia. D’altronde assistiamo a manifestazioni (in teoria) inneggianti alla pace, in cui c’è più violenza che su un ring. Tutti hanno una risposta pronta, una soluzione in tasca. Nessuno è davvero ciò che appare. Imparare ad amare, forse, aiuterebbe anche ad essere più sinceri (se voglio davvero bene a qualcuno, perché devo raccontargli bugie?). Forse aiuterebbe anche a imparare il rispetto per l’Altro/a, per la libertà, propria e degli Altri. Forse... mah, ho sempre così tanti dubbi. Concludo ringraziandoLa per le Sue interessanti e sempre garbate risposte.
Alberto Gianella

Non posso che trovarmi d’accordo con lei su tutto Alberto. Ma posso dirle una cosa: trovo talmente difficile ormai insegnare qualunque cosa, persino le più basilari, che mi rendo perfettamente conto del fatto che possa esserci tanta ignoranza emotiva in giro.

È la cosa più complicata da tramandare e se oggi (forse ognuno, a qualsiasi epoca si è trovato a dire «oggi» dando la colpa ai tempi, ma io trovo davvero che questi siano più infidi di altri) ci si danna anche solo per inculcare le regole dello stare a tavola, figuriamoci per impartire lezioni di tutt’altro tenore. Qualche giorno fa, mi sono sentita spiegare da una professoressa molto in gamba che i nostri ragazzi hanno smesso di «imitarci» e di mutuare i nostri codici. Che abbia ragione lei?

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