nostro inviato a Londra
Un giorno e mezzo a parlare. More or less. Più o meno. Questo è il segreto dell'Italvolley tornata in sé. Mauro Berruto è un educato fiume in piena, cioè mena sberle a destra e manca, difende i suoi ragazzi che neanche una mamma, però lo fa con il fioretto. Ovviamente il fioretto della Vezzali. Per cui colpisce bene, in profondità, ripetutamente, fa male. Ci sta, è nelle cose, adrenalina a mille, felicità a mille. L'America che schiaccia non ci ha schiacciato e avrebbe dovuto, era previsto, atteso, temuto. Italia-Stati Uniti finisce 3 a 0 (28-26, 25-20, 25-20) e finisce che i veri uniti siamo noi, nel senso di loro, nel senso di capitan Savani e compagnia, tutti bravi e belli e buoni lui e Mastrangelo e Lasko e Zaytsev e Birarelli e Bari e avanti così perché non sbagliano i ragazzi, altro che batosta con la Bulgaria, altro che figuracce con l'Australia, siamo in semifinale. «Sono fiero di tutti, ho ritrovato la mia squadra, quella che volevo, quella che ho sempre immaginato pensando a questo torneo, quella con cui ero partito, quella che in questi giorni tutti hanno criticato, quella che nel mio cuore sarebbe venuta fuori al momento giusto, ecco la mia squadra, squadra che amo, squadra imperfetta, che va apprezzata così perché noi ci piacciamo così, sappiamo emozionare e il pubblico se ne accorge» dirà d'un fiato questo ct filosofo per laurea ma Rambo per indole. Rambo ferito dalle critiche, Rambo che ha trovato la soluzione: chiudersi a riccio coi suoi e «parlare, sì, abbiamo parlato tanto e ora sono fiero, perché avevo promesso ai miei figli che avremmo combattuto per la medaglia e così sarà».
Domani il Brasile. Obbiettivo vendicare la sconfitta, in semifinale, a Pechino. Obiettivo «arrivare a domenica» sorriderà finalmente Berruto, concedendosi persino di essere, massì, anche filosofo: «Nello sport come nella vita riesci a dimostrare quanto sei forte solo se essere forti è l'unico modo per vincere». Perché dentro e fuori, altro che gironi, l'unico modo per andare avanti era vincere, e così è stato. «Ci serviva la partita per cambiare la nostra Olimpiade e l'abbiamo trovata» dirà capitan Savani, 14 schiacciate vincenti, «mi faceva male l'idea di tornare a casa senza aver fatto vedere agli italiani come sappiamo giocare
E quando siamo così non ci spaventa nessuno, possiamo compiere qualsiasi impresa
».
Impresa, sì, di questo si tratta. Perché gli Stati Uniti erano i favoriti, perché erano i campioni olimpici in carica, perché a Pechino ci avevano battuto, perché continuavano a farlo, perché c'era tutto da perdere e invece grandi al muro, più coraggiosi in attacco, più solidi in difesa questa è stata l'Italvolley. «E possiamo migliorare» aggiunge Berruto prima di togliersi un sassolino, prima di rivelare «se c'è uno dei miei per cui mi alzerei ad applaudire è Bari, il libero, ha giocato dopo essere stato massacrato di critiche e Baretto ha tirato fuori gli attributi del toro. No, scrivete pure le palle del toro». Impresa, eccome, e il sorriso liberatorio e di sfida e di sfottò di Mastrangelo parla per tutti quando guarda, sorride, dice «ora la rivincita col Brasile e...
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.